Una recente indagine condotta negli USA tra gli avvocati divorzisti ha evidenziato come il ricorso a evidenze recuperate in social networks di varia natura, stia diventando una delle evidenze portate da uno dei due coniugi per procedere con la terminazione del legame matrimoniale. Inutile dirlo, è Facebook ha detenere il primato come fonte di evidenze per cause di divorzio con un ragguardevole 66%, seguito a distanza da MySpace e Twitter. Insomma, scrivere messaggi sdolcinati o carinerie varie in un ambiente pubblico non è particolarmente intelligente sapendo che tutto quello che compare su una pagina Web è poi abbastanza facilmente oggetto di ricerche e analisi. Soprattutto in contesti come quelli dei social network dove il termine “amico” assume un significato contorto e confondendosi spesso con “generico contatto”. E si sa, ci si può fidare solo dei veri amici. In uno spazio virtuale spesso caratterizzato da identità non confermate, meglio dubitare e assumere un basso profilo.
Stefano Maruzzi
Techno Geek. Autore. Amante della corsa, del tennis e della fotografia digitale. Vice President EMEA in GoDaddy nel Regno Unito.
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