Da diverso tempo ormai sono alla ricerca di soluzioni utili per salvaguardare nel tempo la crescente quantità di immagini e di video realizzati con ogni genere di dispositivo. Da alcuni mesi sono diventato un assiduo utilizzatore di Smugmug, un servizio nato oltre una decina di anni fa e che sembra aver raggiunto un discreto livello di popolarità e di seguito tra gli appassionati di fotografia digitale proponendosi principalmente nei confronti di professionisti o aspiranti tali. Me ne ha parlato un amico giapponese appassionato di fotografia e me ne sono reso conto quando nell’ultima versione di Aperture di Apple ho trovato un connettore integrato nell’applicazione.
Per me, almeno al momento, si tratta di una convenientissima soluzione per la memorizzazione delle foto e dei video prodotti a integrazione e complemento del continuo lavoro di archiviazione su un numero sempre crescente di dispositivi fisici. Quindi in parte backup, ma anche vetrina centralizzata sulla quale far convergere l’attenzione di amici e utenti di social media.
Subscription. Prima di procedere, una necessaria precisazione: si tratta di un servizio a pagamento con diverse soluzioni e costi partendo da $40 dollari all’anno, fino ad arrivare a $300 per l’offerta più professionale. Il costo è comunque minimo se si pensa che una delle tante proposizioni di questo servizio consiste nel consentire l’archiviazione di un numero infinito di immagini. In pratica spazio senza limiti a $40/anno (max 50MB a immagine e 3GB per video con risoluzione 1080p). Partendo da questa prima considerazione, trovo che la proposta da $40 trovi una giustificazione più che valida considerando che il tutto si trasforma in $3.3/mese (€2.5/mese). Ripeto, per chi ha una qualche forma di interesse o passione per la fotografia, un investimento accettabile e utile per i vantaggi che descriverò a breve.
Architettura. Lo spazio disco è basato sull’architettura AWS di Amazon e anche il pagamento può essere completato attraverso il proprio account Amazon, al momento solo la versione USA (almeno credo). Quindi non solo spazio in quantità (attualmente gli archivi di Smugmug occupano 2 petabyte di spazio su Amazon), ma anche una discreta (ottima direi) garanzia di sicurezza della qualità della soluzione di storage offerta. Il canone base supporta l’archiviazione di praticamente tutti i formati a eccezione di RAW. per chi scatta in questo formato esiste l’offerta denominata SmugVault che richiede un contratto sperato stipulato direttamente con Amazon e con costi direttamente legati al consumo di spazio e alla frequenza d’uso dei file. Per chi scatta come me in RAW, il tutto si risolve con una conversione automatica di un’immagine RAW da 26MB nell’equivalente JPEG da 5.3MB mantenendo le dimensioni originarie, giusto per fornire un’indicazione di massima. Personalmente, non percepisco la conversione come un problema visto che il mio intento è quello di disporre si una soluzione comoda, semplice e veloce per condividere immagini avendo archiviato l’originale RAW in modo sicuro su dispositivi fisici.
Impostazioni. La logica di funzionamento di Smugmug ruota attorno al concetto di Gallery, un contenitore di informazioni video e fotografiche strutturato a piacere. Il livello di personalizzazione è decisamente elevato e la sicurezza una delle priorità del servizio. Le Pages, invece, contengono contenuti di ogni genere, testo compreso. Come il nome suggerisce, sono a tutti gli effetti delle pagine web inservibili in un normalissimo sito. I Folders, da ultimo, sono cartelle che aiutano a strutturare lo spazio provvedendo a definire una struttura gerarchica modulare simile a quelle di un tradizionale file system (fino a un massimo di chiunque cartelle concatenate). La mia strategia attuale prevede il ricorso a Folders privati (protetti da password) per contenere materiale prodotto on the road e che deve essere successivamente archiviato una volta tornato alla base. Faccio ampio uso di Galleries – alcune protette da password – per mostrare alcune foto scattate e raggruppate per argomenti logici. Creazione, organizzazione, scelta di layout, caricamento foto, impostazioni e qualsiasi altra operazione relativa alla gestione delle immagini sono intuitive, veloci e semplici.
App per iOS. Smugmug è corredato da un’apposita applicazione per visualizzare le proprie Galleries su dispositivi iOS (esiste anche l’app per Android). Molto semplice nelle sue funzionalità, è essenzialmente un visualizzatore del contenuto presente nel sito. In pratica tutte le operazioni di caricamento, gestione e organizzazione delle immagini vanno fatte via Web, mentre l’app consente di sfogliare le diverse gallerie disponibili. Decisamente logico e più comodo.
Logica di utilizzo. Ultimamente sono arrivato alla conclusione che non abbia più senso per me generare dei Photo Stream automatici da Aperture – il contenitore generale delle mie immagini – sia per i volumi di foto scattate che per la sovrapposizione dei flussi visto che anche la macchina fotografica svolge lo stesso lavoro. Piuttosto creo Photo Stream personalizzati indirizzati verso amici (ma anche me stesso) selezionando solo alcune foto e agendo quindi in modo più selettivo che in passato. Alle gallerie di Smugmug ho quindi demandato il compito di “illustrare” i miei scatti sapendo di poter condividere facilmente un link a una singola foto o specifica galleria via Web o sfogliandone il contenuto attraverso l’app da un dispositivo iOS. Smugmug è di fatto la vetrina preferenziale per consultare quanto prodotto e per mostrarlo ad altri. Questa organizzazione del flusso delle immagini che ho sommariamente descritto si integra con quanto catturo e archivio su Amazon con CloudDrive e quanto succede tra la mia macchina fotografica e i dispositivi iOS via WiFi al momento degli scatti. Uno schema illustrativo potrebbe servire per descrivere meglio il tutto e forse anche per convincermi della validità dell’architettura che ho impostato.
Dominio personalizzato. Come vezzo finale, ho deciso di acquistare un nuovo dominio e di associarlo al mio spazio personale. Le alternative nella famiglia dei nuovi gTLDs sono molteplici – camera, photo, photos, photography – e la mia scelta è caduta su smaruzzi.photography. Si tratta di una specie di incoraggiamento a imparare a scattare foto piuttosto che l’attribuzione di una competenza specifica in materia. La mia galleria quindi è raggiungibile qui.
E bravo Stefano, un’altro interessante suggerimento. Grazie 🙂 Non ho capito però come posso vedere i dettagli della foto nelle gallery.
Saluti