Onestamente pensavo meglio e per alcuni aspetti non sono per nulla contento. Spero di sbagliarmi in questo primo giudizio sulla gestione delle Apps con iPad, ma al momento la sensazione è di un’incompiuta. Di sicuro lo scenario migliorerà nelle prossime settimane con il rilascio di nuove applicazioni appositamente pensate e disegnate per iPad. Considerando però l’hype in occasione del lancio, mi sarei aspettato qualcosa di meglio.
Mi riferisco soprattutto al fatto che le applicazioni progettate per iPhone girano su iPad, ma alla risoluzione originaria, cioè poco più di un francobollo posizionato al centro dello schermo. La presenza di un pulsante 2x nell’angolo inferiore destro servirebbe – in teoria – a raddoppiare l’ingombro su video, ma il risultato visivamente parlando è … inguardabile. Quindi, sintetizzando, è oggettivo che esistano oggi molte applicazioni per iPad, ma sono solo quelle native a catturare la mia attenzione. Quello per iPhone sono per iPhone. Punto. E quelle native ancora troppo poche, decisamente meno di quanto mi sarei aspettato viste le proporzioni del lancio del prodotto, annunciato pubblicamente dal 27 gennaio 2010. E, per inciso, stessa considerazione sui tempi di consegna e la disponibilità di accessori per iPad: una vera sofferenza.
Questo scenario caratterizzato da un lancio di proporzioni globali enfatizzato da un eco media senza proporzioni, mi ricorda molto i momenti storici dell’informatica come il lancio di Windows 95. Grancassa mediatica all’eccesso, ma consumatori obbligati a usare per diversi mesi applicazioni non completamente capaci di sfruttare le potenzialità della nuova piattaforma. Ovviamente ci vuole del tempo per consentire agli sviluppatori di comprendere a fondo le potenzialità di una piattaforma simile ad iPhone, ma sicuramente diversa non fosse altro che per lo schermo.
Per essere onesto, alcuni prodotti come NPR – National Public Radio – offrono già oggi quello che definisco il tipico Wow Effect. L’immagine si riferisce all’app in questione – gratuita – e si avvicina molto a quello che un produttore di notizie dovrebbe realizzare per questo genere di prodotti hardware (evito accuratamente di commentare quanto lanciato in Italia da alcuni quotidiani lo scorso 28 maggio con tanto di fanfara e messaggi trionfalistici a supporto perché concettualmente troppo modesto e insignificante): ottimo sfruttamento del real estate, contenuti audio, video e testo mischiati con raziocinio, navigazione intuitiva e piacevole, oltre a un contenuto curato e interessante, elemento fondamentale e indispensabile.
Un’app è una curated, content experience, qualcosa di molto diverso rispetto a una pagina Web. Questo in termini generici. Resta poi compito del mix di competenze tra sviluppatori, content producers, esperti di UI e advertisers costruire nel complesso un’esperienza che risulti vincente nel contesto specifico, considerazione che mi riporta sempre al concetto di fondo: una Media Company deve oggi focalizzarsi sulla produzione di contenuti di qualità, avvalendosi di esperti in tecnologia e business development per determinare come pacchettizzare il tutto in relazione al form factor di riferimento. In attesa di un’ondata di nuove applicazioni progettate specificatamente per iPad, mi diverto con Android 2.2.
Ciao Stefano, aggiungo che la ricerca delle Apps non è agevole. In alcuni casi o ne conosci il nome preciso o non si trovano in modo veloce con il motore di ricerca. In ogni caso trovo che l’iPad sia uno strumento straordinario che proponga un’esperienza del tutto nuova e diversa da web (meno caotica, facilita un percorso di lettura lineare) e carta (meno statica e più ricca). E’ stato interessante scoprire che i contenuti di Ft proposti il sabato su iPad non sono gli stessi del quotidiano. Il risultato, almeno nel mio caso, è stato che ho letto Ft su iPad ma non ho rinunciato alla copia cartacea. Fa riflettere no? e l’adv? la qualità dello schermo fa rendere al massimo le inserzioni presenti nelle pagine dei quotidiani, anche se non poterci cliccare sopra, in molti casi, mi pare veramente un nonsense.
Buongiorno Stefano,
mi “delurko” giusto per ringraziarti per il post. Mi fido ciecamente del tuo parere, e mi sa che l’acquisto dell’ipad sarà rinviato per quanto riguarda il sottoscritto.
già che ci sono – delurking mood – volevo complimentarmi con te per il tuo intervento sulle rinnovabili al convegno del sole24ore. A tal proposito, la mia società organizza un convegno internazionale sulle tematiche ambientali ad Assisi, sarei davvero onorato di poter coinvolgere google italia in partnership. Magari invierò una presentazione alla tua segreteria di direzione. Perdona l’uso del tu – non autorizzato – ma il form dei commento fa scattare l’informal language.
grazie per l’attenzione, cordiali s
Francesco
Francesco,
grazie dei feedback e dell’invito. Agenda un po’ densa la mia, ma se posso con piacere.
Stefano
ciao Stefano, condivido il tuo giudizio negativo sulle “pseudo applicazioni” per iPad, davvero inguardabili. Circa l’oggetto è chiaro che Steve Jobs ha centrato un punto fondamentale per la vendita di un oggetto e cioè il fatto che l’oggetto medesimo diventi oggetto di culto. mi scuso per il giro di parole, ma è evidente per me che iPad, iPhone, ixxxx sono difatti graditi all’utente soprattutto per la loro bellezza “fisica”. Circa android condivido in pieno l’entusiasmo sulla piattaforma. Riprendendo una mia “vecchia polemica” sul tuo blog mi viene da dire: “Il Nexus One è morto! (non avevo dubbi :-)) Lunga vita ad android!!!!