Ho installato l’app AdBlock Fast per liberarmi di una quantità inutile e quasi sempre invasiva di pubblicità. Mi sento molto meglio adesso. La nuova funzionalità Content Blockers di iOS 9 al centro di molte polemiche è per me – in qualità di utente – una vera manna e una soluzione davvero apprezzabile. Molto spesso infatti la navigazione nel browser (questo blocker non agisce sulle apps) risultava incredibilmente noiosa e irrazionale a casa di video in auto esecuzione, popup multiple, auto refresh e altre forme di invasione non richieste impattando sulla velocità e i tempi di rendering di una pagina. Davvero la navigazione ne beneficia e – al momento almeno – il layout delle pagine non sembra subire alcuna penalizzazione o difetto di visualizzazione. Un piacere scorrere in modo veloce e “pulito” le componenti editoriali apprezzandole per quello che sono senza essere obbligato ad ascoltare i messaggi spesso irrilevanti di aziende energetiche, case automobilistiche, assicurazioni varie e molto altro ancora.
Molti obietteranno che i contenuti sono spesso forniti gratuitamente e che per i produttori (gli editori) assumere un atteggiamento un po’ aggressivo nella spinta dei messaggi pubblicitari rappresenti un’esigenza quasi obbligatoria. Tesi a mio avviso che non regge molto per diversi motivi, essendo un convinto assertore del modello di subscription. Il livello di invasività raggiunto negli ultimi tempi è tale da aver indotto una sensazione di rigetto e di rifiuto che immagino molti condividano. I contenuti sono spesso “sommersi” da elementi di adv talmente aggressivi da vere la sensazione di dover procedere con un machete per farsi largo attraverso una giungla quasi impenetrabile e soffocante.
Oltre a questi aspetti, un’interessante analisi condotta dal New York Times ha messo in evidenza come la velocità di caricamento di una pagina sia strutturata all’origine con il chiaro intento di ottimizzare la visualizzazione della pubblicità a scapito dei contenuti. Per esempio, nel casa di boston.com il tempo di caricamento della home page su dispositivo mobile con connessione 4G (definita LTE negli USA) ha richiesto oltre 30 secondi per la componente pubblicitaria e 8 per quella editoriale. questi valori corrispondono anche a un costo di connessione di 32 centesimi di dollaro ogni volta che viene visualizzata la home page di questo quotidiano online (selezionate sui tre pulsanti della scheda interattiva del NYT per visualizzare le diverse analisi). Questo significa tra l’altro che l’utilizzo degli ad blockers accelera in modo significato i tempi di risposta e di visualizzazione dei contenuti su un dispositivo mobile.
Favorire o anche solo caldeggiare l’adozione di ad blockers chiaramente presenta delle controindicazioni per le aziende impegnate nella promozione dei propri prodotti o nell’acquisizione di nuovi clienti. Diversi esperti del settore hanno calcolato che l’impatto della scelta di Apple potrà avere sui conti di Google, arrivando anche a ipotizzare che si tratti di una decisione espressamente mirata a minare i conti dell’azienda una volta alleata e più recentemente considerata da Steve Jobs come un’acerrima rivale. Nonostante tutto, vedo solo in modo positivo l’impatto e l’adozione degli ad bloccare perché forzeranno l’industria a rivedere i propri modelli di comunicazione, in interazione con i consumatori e porteranno inevitabilmente a delle esperienze di navigazione più bilanciate.
Sulla legalità di questo genere di soluzioni e più specificatamente di Adblock Plus si è pronunciata in più occasioni una corte tedesca riaffermando la legalità della soluzione e il conseguente utilizzo da parte degli utenti. Un motivo in più per approvare il problema della produzione di contenuti e dei costi connessi con un approccio meno invasivo e penalizzante del modello attuale.
PS Le immagini si riferiscono alla versione Web di Repubblica.it. Quella su tabelet era molto più invasiva con popup di vario genere e refresh continui della home page. Tutto sparito con Adblock Fast.