Bulimia di contenuti con Amazon Prime

amazon-primeDa anni sottoscrivo l’abbonamento ad Amazon Prime, originariamente per usufruire dei benefici associati alle spedizioni: velocità e costi. All’idea di partenza legata al modello di business di Amazon e alla spedizione di prodotti fisici, da diversi anni negli USA si è aggiunta una seconda dimensione ormai alternativa e per molti aspetti prevalente: l’accesso a contenuti digitali a costo zero. Tradotto significa che Amazon è una sorta di “canale televisivo” ammettendo implicitamente che questa definizione serve solo per cercare di introdurre il concetto, ma che è incompleta e sbagliata nella sostanza. Quindi una precisazione più che necessaria. L’abbonamento ad Amazon Prime implica accesso gratuito a una mole significativa di contenuti video e musicali a costo zero: una vera chicca.

Amazon Instant Video – questo il nome – è la libreria di film e di TV Shows accessibili in formato digitale, la naturale evoluzione della vendita di videocassette una volta e di DVD o dischi Blu-Ray più recentemente. Ovviamente molto più conveniente e pratico ricorrere a un download digitale, salvo per chi – un collezionista – preferisce il possesso fisico di prodotti media. Mancando di questa qualità, l’acquisto di prodotti di intrattenimento in formato digitale ha da tempo preso il sopravvento qualificandosi come un’alternativa molto vantaggiosa. Il tutto è iniziato con la musica, proseguendo poi con TV Show e film con regole differenti in relazione al mezzo. Nell’abbonamento ad Amazon Prime negli USA (ora $99 all’anno) sono quindi compresi i tradizionali benefici legati alle spedizioni, l’accesso a una veramente ampia libreria di contenuti video e altri vantaggi collaterali come la disponibilità di musica in streaming – Prime Music – concettualmente equivalente a Spotify, Pandora, iTunes Radio, dei libri gratuiti ogni mese e altre variazioni sul tema. In pratica, molto, molto meglio.

Personalmente sono abbonato a questo servizio in Inghilterra e negli USA. Sebbene questa soluzione sia economicamente conveniente per Amazon, la sensazione è che come consumatore i £79 richiesti in UK siano comunque un investimento sostenibile e, per molti aspetti, logico e sensato. Rimanendo alla parte “fisica” dei servizi inclusi, la consegna in un giorno (One-Day-Delivery) di oltre 7 milioni di prodotti un plus apprezzabile. Inoltre, il costo mensile di Amazon Prime equivale a un paio di passaggi da Starbucks.

Attraverso Prime ho avuto modo di scoprire il TV Show Suits (quattro stagioni e la quinta prevista per il 2015) che mi ha intrattenuto questo inverno, Extant, Revolution, Under The Dome, Turn, oltre a prendere contatto con serie magari un po’ vecchie, ma comunque piacevoli (The OC, per esempio) non viste all’epoca.

L’aspetto che maggiormente apprezzo di questo modo di consumo di contenuto è, genericamente, la flessibilità. La visione preferenziale, ma non obbligata, su iPad la prima parte della risposta: qualsiasi momento, posto e intervallo di tempo si configura potenzialmente come un media-moment personalizzato e gratificante. Inutile da dirsi, la disponibilità di una o più serie complete offre una prospettiva allettantissima e relativamente nuova nel consumo di TV Shows. Invece di aspettare secondo una tradizionale distribuzione centellinata su base settimanale, nulla impedisce un consumo “bulimico” qualora se ne presentino le condizioni (weekend di brutto tempo, vacanza, …). È questa una variazione apprezzata dal consumatore? Il termine apprezzata non descrive a sufficienza quanto sta accadendo in ogni latitudine dove siano presenti servizi come Amazon Prime, Netflix o alternative sul tema. Il livello di apprezzamento è stato tale da indurre Amazon (ma anche Netflix) ad abbracciare un nuovo modello distributivo che prevede la disponibilità istantanea e contemporanea di tutti gli episodi di una serie (a volte anche 20+): spettacolare di per sé e un ulteriore elemento di divergenza rispetto al modello lineare imposto per decenni dalle televisioni. Il consumatore ha già svoltato.

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