Consumer Electronics negli USA

microsoft store logo smallPer chi è interessato a sviluppare un’esperienza lavorativa nel settore retail, Microsoft potrebbe essere il prossimo datore di lavoro. L’azienda di Redmond ha annunciato alcuni mesi fa che intende aprire una serie di negozi per vendere direttamente al pubblico i propri prodotti e soluzioni. Le prime due aperture avverranno a Scottsdale in Arizona e Mission Viejo in California (mio consiglio personale, meglio l’Arizona), ma sono previste altre locations negli USA e successivamente anche in mercati internazionali. Tra i vari requisiti richiesti, anche la capacità di sollevare scatole dal peso di 75 lbs (34kg circa), un requisito un po’ particolare, ma forse non inusuale nel settore della vendita al dettaglio (occorre un po’ di esercizio in palestra, quindi).

Microsoft ha sempre preso in considerazione l’idea di costruire dei punti di contatto diretti con il consumatore finale, limitandosi però al massimo a sviluppare dei Microsoft corner all’interno di punti vendita di grande catene di prodotti informatici (Microsoft Home il brand usato all’epoca). Quindi dopo gli Apple Stores, arriveranno presto i mono marca Microsoft. Anche Dell è rientrata nello spazio “reale” grazie ad accordi con Walmart siglato un paio di anni fa creando aree dedicate ai propri prodotti. Che lo scenario retail americano sia in continua evoluzione non è una novità degli ultimi tempi. Di sicuro però il settore definito della consumer electronics ha registrato negli ultimi tempi significativi cambiamenti. CompUSA, da sempre un punto di riferimento nell’ambito dell’informatica, hardware e software, ha cessato di operare diversi mesi fa, seguito da CircuitCity, una catena meno di prodotti informatici e più di consumer electronics. Stesso destino in UK per Zavvy, l’erede di Virgin Store che nel periodo natalizio 2008 ha chiuso i battenti alla quasi totalità dei propri punti vendita compreso quello storico in Piccadilly Circus. Sempre rimanendo in tema di musica, dischi e DVD, Virgin SuperStore, un’altra icona del settore, ha terminato di operare lasciando decina di spazi commerciali vuoti – piccole cattedrali – come quello a San Francisco in Market Street.

Nulla di sbalorditivo perché anche nel settore retail più tradizionale la scomparsa di marchi storici o il loro declino è prassi comune. Kmart si è fusa con Sears, Mervyn’s è di fatto scomparso così come Nature Company. Il vuoto lasciato da CircuitCity è stato stimato in $11B e – secondo diversi analisti – dovrebbero essere BestBuy e Amazon.com a beneficiarne maggiormente ereditando parte di quel business. Ma anche Walmart è super aggressivo, non solo attraverso una oculata espansione territoriale, ma rinforzando la propria presenza online grazie alla costituzione di un vero e proprio marketplace in diretta competizione con eBay e Amazon.com.

A contribuire alla ridefinizione del panorama della vendita nel settore diversi fattori. La costante diffusione di Internet ha comportato non solo la crescita dei volumi dell’e-commerce, ma ha anche profondamente inciso su alcune modalità di distribuzione dei prodotti, di fatto eliminando l’esigenza di grandi spazi espositivi e i cosiddetti scaffali. Il calo nelle vendite dei DVD non è certo da imputare al formato Blu-Ray, quando al download digitale, fenomeno questo iniziato anni fa con i CD musicali. Ma è anche la costante ridefinizione della categoria stessa a creare opportunità nuove non sempre colte in tempo dai leader di mercato del settore retail. Ancora più rilevante, il bisogno di assistenza e supporto concreto da parte del consumatore e non solo focalizzazione sull’attività di box-moving. Lo staff degli Apple Store è un esempio di cordialità, competenza ed efficienza, ma non è il solo. BestBuy ha recentemente inaugurato una comunità online per supportare meglio le esigenze dei propri clienti e intercettare all’origine i bisogni correlati all’uso dei prodotti venduti. E le sessioni di brainstorming interno del personale che opera nei punti vendita sono associate a costanti programmi aziendali per catturare idee e suggerimenti per meglio servire la propria clientela.

Da ultimo, l’inadeguatezza dei punti fisici per commercializzare prodotti richiesti in grande quantità, ma facilmente veicolabili elettronicamente. Il miliardo di iPhone apps scaricate nei primi nove mesi di vita raggiungono il consumatore in tutto i mondo bypassando anche gli annosi e ormai superati problemi legati ai confini geografici. Simpatico vedere che Stitcher Radio, per esempio, è all’undicesimo posto tra le apps più popolari in Italia. Non l’avrei mai detto.

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