Cosa c’è dietro a Siri?

SiriPer molti non tantissimo visto che il servizio viene definito da tempo come un’idea interessante, ma un’esecuzione ancora immatura e incompleta. Secondo un’analisi condotta da Business Insider, il passaggio dalla prima alla seconda versione di Siri ha comportato un deciso rimescolamento delle componenti software che alimentano e rappresentano l’ossatura del servizio. Come ormai noto, il tentativo di Apple è sempre più quello di escludere Google dal parco utenti iOS particolarmente appetito dall’azienda software californiana per le implicazioni associate alla generazione di spazi pubblicitari e la conseguente monetizzazione.

Potenzialmente Siri rappresenta quindi una significativa minaccia per search come lo intendiamo oggi perché di fatto separa il consumatore dalla fonte della risposta, stabilendo in modo autonomo a quale fonte fare riferimento per recuperare l’informazione più puntuale e precisa tale da configurarsi come una risposta ottimale. Il fatto poi che il tutto venga veicolato in gran parte attraverso la voce significa anche modificare la modalità “fisica” di interazione, sconvolgendo le regole di tradizionale di interazione tra un servizio Web e l’utente. Questa un’ulteriore motivazione che deve forzare i tempi in Apple per sistemare le proprie mappe. La parte gialla sulla destra è cospicua, ma forse non completamente meritata e apprezzata dai consumatori sulla base delle critiche mosse da più fonti negli ultimi mesi. E le aree su cui lavorare sono le mappe in quanto tali, ma anche la popolazione delle stesse con informazioni dettagliate e pertinenti oltre lo stradario di base. Insomma, quelli che si definiscono genericamente con il termine Places. Forse proprio su quest’area le mappe di Apple registrano un gap non trascurabile rispetto a Google.

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