Per Sony ormai quasi un’abitudine quella di essere vittima di attacchi ai propri sistemi informativi. Per quanto ne sappiamo, quanto successo recentemente in concomitanza con il lancio de The Interview non è che il più recente episodio di una serie di vulnerabilità che hanno colpito l’azienda giapponese negli ultimi anni. La paternità dell’accaduto è stata originariamente attribuita a un team di hackers operativi dall’interno della Korea del Nord, ipotesi che ha perso di consistenza nelle ultime ore dopo una più attenta revisione di quanto accaduto. Considerando il livello tecnologico del paese, qualche dubbio da emerito inesperto in materia di sicurezza l’ho avuto fin dall’inizio. Comunque sia, non è questo il punto.
Indipendentemente da come siano andate le cose, da tutti i proclami di attentato alla libertà di espressione e alla democrazia americana, il fatto più saliente è in realtà un altro. Mi riferisco alla decisione forzata di rilasciare un nuovo film attraverso diversi canali internet – YouTube, Google Play, Xbox e Apple iTunes solo nelle ultime ore del weekend – obbligando l’industria cinematografica a intraprendere una soluzione distributiva con anni di anticipo rispetto a quanto sarebbe successo normalmente. Realizzato in emergenza e senza un’accurata preparazione marketing come avviene normalmente per il lancio di un nuovo titolo, The Interview ha raccolto $15M al “botteghino virtuale” raccogliendo un “pubblico” stimato in 2M di streaming nella forma di acquisti e di noleggi. Il numero complessivo di persone che hanno effettivamente visto il film può quindi essere stimato in 3x o 4x volte tanto. Risultati di tutto rispetto considerando le condizioni di partenza del tutto improvvisate, il fatto che non si tratti di un capolavoro cinematografico – su questo punto sono tutti d’accordo – e che il pluripremiato Argo ha raccolto meno di $20M nel fine settimana di lancio nell’ottobre 2012.
Chi invece si è dimostrato pronto e disponibile a utilizzare un canale non tradizionale per una prima cinematografica è invece il pubblico, il vero vincitore di questa storia e l’elemento di reale sorpresa. Un’ulteriore dimostrazione, qualora fosse necessario, della totale predisposizione del consumatore a usufruire di contenuti di ogni genere – anche una prima cinematografica – attraverso una qualsiasi soluzione distributiva via Internet. Avevo ampiamente documentato questa cosa nel mio libro La Fine dell’Era del Buon Senso oltre due anni e mezzo fa: in queste ore è successo.
Quindi, credo che collettivamente dovremmo tutti ringraziare il caro Kim Jong-un che – forse senza alcun merito – ha indotto Hollywood a fare un primo passo verso una direzione ovvia e scontata per molti, ma che nessuno aveva previsto si realizzasse entro il 2014: l’inizio delle prime cinematografiche via Internet, primo passo per la totale rivoluzione dell’industria della distribuzione cinematografica. Un altro tassello del passato che inizia a smontarsi.