Lungi da me l’idea di avere una ricetta per una realtà così di successo e formata da migliaia di talenti come Apple. Da semplice appassionato e utilizzatore quotidiano della loro tecnologia, mi avventuro in una serie di considerazioni guidate dalla passione e dal desiderio di beneficiare di altra innovazione nella vita di tutti i giorni. La pressione sull’azienda di Cupertino è aumentata sensibilmente negli ultimi tempi e su più fronti:
- innovazione di prodotto;
- organizzazione interna;
- risultati finanziari.
Dei tre, quello principale è di sicuro il primo. Gli altri due forse una conseguenza o anche elementi in parte esterni all’azienda stessa. Come sempre, un’offerta vincente è di per sé il punto di partenza ideale per gestire scenari di business complicati, ma potenzialmente destinati al successo. Apple ha guidato con saggezza e visione il passaggio da un’era pluri decennale dominata dai personal computer verso forme di computing e di sviluppo software differenti. Dapprima con iPhone e più recentemente con iPad. La componente touch e la creazione di nuove piattaforme software i due elementi dirompenti e innovativi. Pur avendo una buona dotazione domestica di iMac e Mac di varia natura, sento due esigenze quasi conflittuali: fare un upgrade dell’hardware per disporre di porte di comunicazione esterne più perforanti e, allo stesso tempo, percepisco l’esigenza di razionalizzare l’utilizzo tra computer e tablet. Entrambi hanno caratteristiche uniche, distintive e vincenti, ma manca ancora di capire la traiettoria evolutiva delle due linee. Da tempo è noto l’intento di cross-fertilize Mac OS X con elementi di iOS e viceversa, ma la velocità di esecuzione sembra tale da non preconfigurare un significativo avvicinamento a breve. E questo aspetto introduce il secondo punto di riflessione, l’organizzazione interna.
Apple nel secondo trimestre 2012 ha rivoluzionato i ranghi interni ridistribuendo le mansioni e concentrando in un unico riporto lo sviluppo software di Mac OS X e iOS. Ed è esattamene nell’area del software che le debolezze più significative sono emerse ultimamente. Lasciamo perdere le mappe per iOS, un mezzo disastro annunciato e la motivazione che quasi certamente ha portato Tim Cook, CEO dell’azienda, a ribaltare l’organigramma. C’è molto da fare su più fronti e non solo in chiave strategica. La prima considerazione è che le apps di Apple per iOS non sono più così centrali nell’esperienza complessiva fornita dal sistema nel suo complesso. In altri termini, le apps di Apple non sono proprio così cool come ci si aspetterebbe o come era nel passato recente. Altri sanno fare di meglio. Mappe: innegabile che Google Maps sia lo standard nel settore. Anche per quanto riguardo accessori concettualmente modesti e semplici come calendario e addressario, le versioni ufficiali di Apple sono rimaste ancorate a un modello molto semplice, ormai superato e soprattutto poco funzionale. La musica e i contenuti digitali meritano poi un’osservazione particolare. Avete mai provato a usare le app Music, Video e iTunes? Perché tre e perché tutto così complicato? A volte sembra un vero rompicapo capire come scaricare su un dispositivo una canzone precedentemente acquistata da un Mac e disponibile con iTunes Match, mentre l’inclusione in una playlist è di una scomodità incredibile. L’acquisto di un film o di un TV Show avviene sia attraverso l’app iTunes che Video, dove quest’ultima è però quella demandata al playback. E poi anche solo a livello di nome, Video?
I problemi di usabilità di iOS sono comunque intrinseci nel sistema operativo. Fare la ricerca di un qualsiasi elemento con l’apposita barra che scompare dopo uno scrolling verticale perché posta in cima alla pagina ma non ancorata, è semplicemente scemo: rende complicata un’azione utile e semplice. Non potere associare una foto a ciascun contatto sembra un vincolo anni ’60. Poter definire un numero telefonico come predefinito e non un profilo di un utente, un’altra eredità della primissima versione di iOS che potrebbe essere superata con slancio. Apps come Stocks e Meteo credo non vengano nemmeno mai aperte.
Passando alla musica, iTunes è un altro candidato a un profondo ripensamento sia nella UI che nella logica del servizio. Apple ha acquistato Lala anni fa – azienda specializzata nello streaming di musica – per poi non farne nulla. E intanto Spotify avanza e conquista sostenitori in qualsiasi mercato sebbene il suo modello di business sia alquanto incerto e traballante. E anche un consumatore poco coccolato come quello italiano può da tempo acquistare gli stessi brani a €99 centesimi da Amazon.it rispetto a €1.29 risparmiando nel tempo un non proprio trascurabile 30% e beneficiando della modalità streaming con Amazon Cloud Player. Nel caso dell’album del festival di Sanremo 2013, il risparmio è di €1 per un prodotto identico.
Il software applicativo Apple è stato oggetto di qualche intervento cosmetico nel 2012 per meglio sfruttare iCloud, ma è essenzialmente fermo da 3+ anni, almeno per quanto riguarda Mac OS X. Il sospetto che questa area non venga considerata strategica è più che fondato, ma rimane pur sempre il desiderio di disporre di strumenti aggiornati. Ovvio che se il futuro è più sbilanciato verso iOS come i numeri di vendita fanno chiaramente intendere, difficile aspettarsi grande vigore in questo ambito per la piattaforma Mac OS X. Il futuro non è esattamente oggi e gestire la transizione con software aggiornato farebbe comodo.
Sul fronte finanziario è di queste ultime ore la polemica sulla proposta del board of directors di Apple di emettere delle azioni preferenziali in congiunzione con altre iniziative. Un giudice federale ha accolto il ricorso di David Einhorn di Greenlight Capital Inc. e forza l’azienda a ritirare questa proposta aprendo anche la strada alla richiesta degli azionisti di veder ridistribuita una porzione più consistente di quanto fatto fino a oggi dei $137 miliardi di cash a disposizione. Indipendentemente dagli eventuali interessi personali, il tutto può essere letto come un ulteriore segnale di impasse della dirigenza che si trova in difficoltà nel produrre altro valore economico dalle riserve maturate trimestre dopo trimestre. Se poi si aggiunge il fatto che il valore dell’azione AAPL è sceso da $700 del settembre 2012 a meno di $450 del mese di febbraio, è evidente che anche questa area del business meriti qualche attenzione.
Correto quindi guardare al prossimo futuro con un misto di curiosità, attesa e speranza per prodotti innovativi, ma anche per una forte accelerazione nello sviluppo software su tutti i fronti. In prima battuta iOS. La prossima versione deve davvero presentare novità concrete nell’area dell’usabilità in primis e nelle apps che equipaggiano il sistema operativo. Il futuro è nell’engagement con i consumatori e gran parte di questo obiettivo è appunto demandato alle apps. Se Apple delega tutto ciò a terze parti viene meno a quella che è la sua missione storica principale.