Da qualche settimana Walmart sta sperimentando l’utilizzo di RFID Tags per la gestione del magazzino di alcuni prodotti, soprattutto jeans e abbigliamento intimo maschile. L’obiettivo è ovviamente quello di controllare la disponibilità di merce – le taglie, per esempio – in modo semplice e veloce operando con una sorta di scanner che consente di interagire con i tags in modo “intelligente”. Questo significa rifornire gli scaffali della merce venduta, avere velocemente un’indicazione precisa degli andamenti nelle vendite una volta completato l’acquisto e – in prospettiva – anche considerare soluzioni del self-checkout da parte dei consumatori evitando le casse con correlata coda.
Una prima considerazione riguardo agli RFID Tags consiste nel fatto che queste etichette possono ovviamente essere staccate dai capi, ma non smettono di trasmettere le informazioni codificate (appunto taglia, colore, stile e altro ancora). Questa considerazione ha sollevato qualche dubbio da parte di associazioni di consumatori e privacy advocates. Sono stati ipotizzati scenari quali team organizzati di scanner che percorrono a bassa velocità le strade di quartieri abitativi per “catturare” i segnali dei tags nella spazzatura e sviluppare così un database di informazioni relativi a singoli consumatori. Ovviamente la preoccupazione principale riguarda una possibile estensione degli RFID Tags ad altri prodotti quali medicinali o elementi che potrebbero rilevare informazioni personali e con un certo livello di riservatezza. U’altra considerazione legata alla presenza di un capo con un RFID Tag nel proprio carrello della spesa consiste nel poter seguire e riprodurre i comportamenti e gli spostamenti die consumatori in un punto vendita, anche questa considerata come una invasione nella privacy individuale (ma allo stesso tempo una bonanza di informazioni per marketers!).
Chiaramente per Walmart questa soluzione – visti anche i costi minimi della tecnologia in questione – rappresenta un incredibile passo in avanti nella gestione dei propri scaffali e del magazzino in generale, risultato che dovrebbe trasferire valore ai consumatori considerando l’impatto positivo sulla riduzione dei costi e l’incremento nelle vendite derivante da un assortimento sempre completo per tutte le taglie/prodotti.
In Italia gli RFID Tags sui medicinali sono già stati utilizzati dal Ministero della Salute per il progetto “Tracciabilità del farmaco”: un sistema per monitorare su scala nazionale l’intero ciclo di vita del farmaco per evitare frodi nel commercio di medicinali (frodi che costituiscono un rischio per la salute pubblica e un danno per il servizio sanitario e per l’erario).
Mi sembra ottimo. Nessuno ha sollevato commento in ambito privacy che tu sappia?
Ste ossessioni della privacy sono assurde! La privacy non esiste! Ci sono telecamere ovunque, il telepass, le carte di credito, i telefoni, i motori di ricerca ecc…
Ma poi dico io: ma chi se ne frega di sta privacy, solo chi ha qualcosa da nascondere la tira in ballo
Condivido in toto: Commento perfetto!
Nessun problema privacy finora sollevato, tuttavia l’iniziativa non è stata pubblicizzata in quanto ancora oggetto di studio.