La correlazione tra spazio, velocità e connessione

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AkamaiIl ciclo di vita dei prodotti tecnologici è estremamente ridotto con tassi di sostituzione sempre più ravvicinati. Nulla a che vedere rispetto a solo qualche anno fa quando il rinnovamento avveniva con cadenza molto più ampia. Nonostante ciò, spesso mi trovo in una sorta di situazione di stallo che mi induce a pensare a un futuro migliore per appagare la mia passione per la tecnologia. Per farmi sentire meglio, Apple, Canon e Vodafone – giusto per fare qualche nome – potrebbero fare diverse molto per avvicinarmi a questa condizione di “appagamento tecnologico”.

Disconnessione. Il disallineamento a cui faccio riferimento è riconducibile in termini generali a un problema di prestazioni, a mio avviso mai adeguate rispetto alla complessità delle operazioni consentite dalla proliferazione e dalla flessibilità dei dispositivi in commercio. Spazio, velocità e distribuzione i macro temi che devono essere indirizzati in modo sostanziale e con un certo sincronismo temporale. La motivazione alle spalle di queste richieste una sola: i video o meglio, la proliferazione nella produzione di video e di immagini ad alta qualità. In questo preciso momento ho accesso diretto e continuo a una dozzina di dispositivi in grado di realizzare filmati video HD. Pur non disponendo di competenze specifiche, la prossimità e l’istantaneità della cattura di  immagini in qualsiasi luogo e momento funge da stimolo a una costante e crescente “produzione” con il conseguente problema di gestione e manutenzione dei “capolavori” generati. Questo per me significa quasi un terabyte e mezzo di video e una libreria fotografica di un terabyte esatto, con una proiezione di raddoppio delle dimensioni nei prossimi 24 mesi ancora una volta per maggiore frequenza e risoluzioni sempre crescenti. Serve quindi spazio per archiviare, velocità di trasferimento e flessibilità nelle modalità di distribuzione. Ed è per questo che conto sul contributo di diverse aziende per semplificarmi la vita.

Spazio. Lo standard di trasferimento dati e di periferiche basate sulla tecnologia Thunderbolt sviluppata da Intel è lo stato dell’arte in materia. Oggettivamente però, non è decollato a distanza di alcuni anni ormai dalla sua introduzione. Tutti concordano sui benefici offerti, ma le periferiche disponibili sono limitate, più costose di soluzioni USB 3 e con capacità limitate nelle versioni portatili. Nonostante ciò, ho fatto di Thunderbolt il mio standard per i dischi fissi esterni e quelli portatili. Da quasi un anno esiste poi la versione Thunderbolt 2 che raddoppia la velocità di trasferimento a 20Gbps bidirezionale. Rispetto a USB 2, l’incremento è pari a 12x. Si tratta indubbiamente della soluzione indispensabile per chi fa del video editing una professione, ideale anche per consumatori con qualche velleità come il sottoscritto. Di periferiche Thunderbolt 2 ne esistono molto poche, forse meno di mezza dozzina a essere ottimisti. Nella linea di prodotti Apple al momento solo il nuovo MacBook Pro retina display e il nuovissimo Mac Pro dispongono di porte Thunderbolt 2. iMac e MacBook Air sono equipaggiati della prima versione. Primo aspetto da sistemare.

Pixels. Di risoluzione video 4K (3,840 pixels × 2,160 linee) ho iniziato a parlarne un anno fa: si tratta dello standard a cui tutti fanno attualmente riferimento visto che raddoppia la qualità del già ottimo HD (1,920 × 1,080). Mac Pro ha 6 porte compatibili con dispositivi 4K, ma Apple non produce un monitor secondo queste specifiche proponendo al momento un TV Sharp da 32″ e oltre $3,500 di costo. Con il crescere della disponibilità diminuiscono i prezzi – correlazione ormai nota al consumatore – sebbene i valori attuali confinino questi schermi a veri appassionati o professionisti del mondo video. Con l’introduzione di Mac Pro esiste ora una soluzione estremamente valida per produrre contenuti 4K, altro processo che si deve innescare per raggiungere livelli di diffusione generale. Le prime Media Companies a muoversi in questa direzione sono Netflix e Amazon, i due leader americani nella distribuzione di contenuto video attraverso internet e due powerhouse tecnologiche. Non una sorpresa e classico problema dell’uovo e della gallina: introdurre contenuti per stimolare la domanda o aspettare la diffusione di dispositivi 4K compatibili per poi produrre materiale adeguato? Ovvio che la prima delle due è quella vincente e quanto avverrà.

Distribuzione. Al momento le soluzioni on-demand che operatori come Sky stanno diffondendo richiedono una connessione compatibile con il valore medio di 8.4Mbps degli UK. Per fare la stessa cosa con contenuto in formato 4K è indispensabile una banda almeno doppia per garantire una distribuzione efficiente. A oggi in UK solo dal 15 al 20% delle connessioni domestiche supera questa soglia. Serve più banda, quindi, e ben distribuita per garantire ai proditori di servizi e ai consumatori di beneficiari in modo paritetico di innovazioni come questa. Un secondo esempio di “ritardo” tecnologico lo riscontro in ambito fotografico. Anche un produttore come Canon deve rivedere la propria offerta di fascia alta per inglobare tecnologie ormai sdoganate e quasi indispensabili. Disporre di un sensore GPS integrato in una camera professionale un obbligo, così come generare video in formato 4K e garantire connessioni WiFi per la distribuzione e condivisione istantanea di quanto prodotto. Tutto realizzabile oggi (tranne la componente 4K) grazie a moduli aggiuntivi e quindi costosi e un po’ voluminosi, ma la strada è quella della semplificazione e integrazione. Per intenderci, il modello di punta EOS-1D X da $6,799 non ha né GPS né WiFi integrati. E giusto per completare il quadro di “disallineamenti” tecnologici – sempre dal mio punto di vista – il nuovissimo e potentissimo Mac Pro di Apple è equipaggiato di una porta HDMI versione 1.4 quando 2.0 è quello che servirebbe. Sebbene infatti 1.4 supporti video in risoluzione 4K, il frame rate è limitato a 30 al secondo (fps). Con HDMI 2.0 la banda di connessione raggiunge i 18Gbps con capacità di trasferimento fino a 50/60 fps. Più rassicurante.

Oggi e domani. La conclusione è semplice e banale: presto, molto presto, saranno disponibili dispositivi molto più sofisticati degli attuali. La giungla tecnologica in cui ci troviamo a operare è tale da fornire sempre nuovi traguardi e punti di riferimento di non facile raggiungimento per l’incapacità degli stessi produttori di mantenere il passo con l’innovazione. Quasi sciocco, però si tratta anche di una piacevole rincorsa che mi ha portato alla seguente conclusione: i miei nipoti (ancora molto lontani dall’essere anche solo ipotizzati) disporranno di un archivio fotografico e video ad altissima risoluzione a partire dalla prima ecografia. Io mentalmente e teoricamente pronto a documentare, archiviare e catalogare.

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