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La decrescente utilità di Facebook

Negli ultimi tempi sono giunto a questa strettamente personale conclusione: sempre meno interessante sfogliare la mia bacheca di Facebook. Non era così fino a poco tempo fa e la percezione si è ulteriormente rafforzata negli ultimi mesi. Di certo non sono un utente tipico, ma non penso nemmeno di appartenente al segmento degli “irrilevanti” (o forse si?). Il numero dei miei contatti cresce di poche qualche unità all’anno e si aggira attorno ai 250. Molti di questi sono fortemente inattivi, spesso con meno di una decine di post per anno e ciò non aiuta. Senza aver fatto calcoli precisi, ho l’impressione che il numero dei “presenti ma assenti” si stia espandendo. Una delle cause potrebbe essere il cluster di persone in esame. Pochi teenager ansiosi di comunicare e di condividere qualsiasi banalità su base giornaliera nel mio pool di amici, ma non un problema perché le figlie e le loro coetanee hanno di fatto abbandonato questa piattaforma da tempo, pur non cancellando i rispettivi accounts. Però Simone, Antonio, diversi Paolo, Emanuela, Federico, Francesco, Marco, Alberto e molti stranieri sono “dormant users” in termini assoluti, inaridendo la mia timeline.

Esiste poi il fenomeno che definirei della “low/high frequency”, in entrambi i casi nulla di eccitante. Alcuni contatti – seppur attivi – sono di fatto scomparsi dalla mia bacheca. Immagino che l’algoritmo di Facebook adibito alla scelta dei contenuti sia arrivato alla conclusione che il mio personale (o reciproco) livello di engagement fosse modesto, arrivando alla conclusione di escluderli progressivamente. Dal lato opposto, spesso mi ritrovo una sequenza infinita di post provenienti dalla stessa fonte (quasi sempre gruppi tematici) trasferendo una sensazione di saturazione e di eccesso che non si addice con una distribuzione media bilanciata: l’esperienza diventa quasi monotematica. Un esempio tipico il quotidiano spagnolo El Pais a volte onnipresente nell’arco di pochi scrolls.

Da segnalare poi la mancanza di coerenza cronologica. In molte occasioni sono esposto a post vecchi e “scaduti” (tipo il risultato del primo tempo di una partita giocata diversi giorni prima) sebbene  nel frattempo abbia utilizzato Facebook. In aggiunta, sembra mancare una apparente, semplice ed elementare logica temporale qQuasi come se il flusso fosse mischiato a caso giusto per esporre qualcosa in linea con il “taglio editoriale” della mia bacheca. L’immagine di Sané del Manchester City è comparsa di sabato quando il concorso in questione era terminato il mercoledì precedente.

Paradossalmente quello che sembra funzionare meglio sono gli spunti pubblicitari. Non si tratta di una sorpresa nel vero senso del termine perché il livello di profilazione e di conoscenza dei singoli utenti da parte di Facebook è pressoché analitico. FB è ampiamente a conoscenza della mia passione per la fotografia digitale, una specifica squadra di calcio, la tecnologia in generale e anche delle aree geografiche del pianeta alle quali sono interessato come conseguenza dei feed selezionati. Apprezzo quindi moltissimo molti dei suggerimenti forniti che ricadono nelle mie specifiche categorie di interesse e in diverse occasioni ho preso spunto per esplorare più a fondo alcuni dei consigli prospettati. Per gli acquisti, comunque, salvo casi estremi dovuti alla indisponibilità del prodotto, opero praticamente esclusivamente su Amazon. Allo stesso tempo però, nel momento in cui ricevo messaggi pubblicitari (fortemente intensificata la frequenza negli ultimi tempi) che esulano dalla mia stretta cerchia di passioni, reagisco negativamente e quasi in modo irritato per l’irrilevanza del messaggio ricevuto.

In conclusione, quella che fino a pochi mesi fa risultava essere una fonte informativa ricca, variegata, stimolante e – in alcune occasioni – anche piacevolmente sorprendente per i temi e gli spunti esposti, sembra ora un piatto bollettino commerciale, privo di varietà e alquanto “grigio”. Non avendo cambiato nulla dal punto di vista delle fonti informative, non posso che arrivare a due conclusioni: o i miei contatti si sono appannati nel tempo, o l’algoritmo è stato modificato per massimizzare le opportunità commerciali a scapito della varietà. E siccome  l’azione è ai record storici, immagino siano tutti contenti e felici a Meno Park.

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