La guerra della mappe tra Apple e Google è stata decisa alcuni anni fa. Oggi risultano visibili i primi effetti dello scontro tra le due aziende californiane, con Google nettamente in vantaggio grazie ad anni di esperienza, un prodotto costantemente migliorato nel tempo e un mini esercito di ingegneri impegnati nell’evoluzione del servizio. La disponibilità da oggi di Google Maps per iOS ribadisce questo dato di fatto. Dimostra che anche nelle situazioni di bellicosità più totale alcune regole vengono rispettate. Apple non percepirà un singolo penny dalla distribuzione e dall’utilizzo di Google Maps per iOS e anzi molto probabile che registrerà un calo nell’utilizzo della propria soluzione di mappe nei prossimi mesi. Ma fa parte di una strategia di medio-lungo periodo anche quella di play nice e di dover assorbire delle sconfitte lungo il percorso.
Come sempre si dice in questi casi – è il consumatore a trarne vantaggio. Possibile, come altrettanto realistico ritenere che dalla competizione possano nascere servizi ancora più sofisticati con benefici per gli sviluppatori in primis. Bello e utile il nuovo SDK di Google Maps. Ma perché Apple è messa male. Almeno quattro motivi:
- In primo luogo il ritardo con cui affronta la sfida in campo aperto. Per oltre 4 anni ha demandato a Google in modo esplicito il servizio mappe su iOS incassando buoni dollari in cambio, ma delegando a un ex-alleato un asset vitale per il futuro. Ex alleato, appunto;
- La prima implementazione delle mappe di Apple non ha riscosso grande successo, definizione questa molto benevola e forse addirittura British. Partire in ritardo e male non è certo la combinazione migliore;
- Apple deve rincorrere Google anche sul desktop. Realistico ritenere che la prossima versione di Mac OS X incorpori un servizio di mappe, ma anche in questo caso è lecito dubitare di una prima versione all’altezza della concorrenza;
- Sul fronte PR, deve risalire la china. E per farlo servono miglioramenti a breve, consistenti, tangibili e capaci di far ricredere i consumatori, sapendo che questo non è un esercizio facile.
I motivi per cui Apple deve comunque investire pesantemente sullo sviluppo del servizio delle mappe è evidente. Semplicemente non può delegare a Google quella che tutti percepiscono come una gallina dalla uova d’ora. Non si tratta come molti pensano della pubblicità locale, grande speranza da anni, ma incapace almeno fino a oggi di mantenere le attese. Molto più pragmaticamente, il servizio delle mappe e il suo continuo utilizzo consente di “conoscere il pianeta” in dettaglio. Questo quello che serve e succederà nel prossimo futuro: conoscenza millimetrica del pianeta in tutte le sue componenti in modo da arricchire delle immagini con una serie infinita di dati utili per qualsiasi genere di attività. Apple non può rinunciare a provarci e ovviamente lo farà con l’ambizione di riuscirci.