Da giorni ormai si sono intensificate le voci e le speculazioni relative al possibile ingresso diretto di Apple nel segmento delle mappe, area nella quale collabora con Google da diversi anni. Le cose stanno effettivamente così? Difficile dirlo al momento, anche se alcuni elementi sono molto evidenti e non da oggi:
- l’utenza di iOS ha dei comportamenti di mobile Internet molto differenti rispetto ai consumatori Android. In generale decisamente più maturi, avidi utilizzatori e molto più disposti agli acquisti i primi rispetto ai secondi;
- un numero elevato di interrogazioni che raggiungono il motore di ricerca da dispositivi mobili si riferisce a esigenze in ambito strettamente locale, domande che trovano una risposta molto spesso se non addirittura sempre in una visualizzazione sulla mappa con conseguente fornitura delle direzioni per raggiungere il posto individuato. La stima parla del 30% sul totale;
- è evidente come le mappe e soprattutto la popolazione delle stesse con informazioni di ogni genere rappresentino una direzione evolutiva chiave per il computing in generale, ma soprattutto mobile dei prossimi anni. Le aziende che riusciranno a fornire servizi sofisticati a consumatori sempre più desiderosi di qualità e precisione nelle risposte disporranno di un’incredibile abbondanza di informazioni utili per la monetizzazione dell’utenza;
- l’ARPU – Average Revenue Per User – su dispositivi mobili è oggi una frazione dell’equivalente da desktop. Questo un problema non trascurabile, ma ancora più grave qualora ad accaparrarsi le preferenze dei consumatori fosse un concorrente.
Insomma, i rischi di disintermediazione e di impatto negativo sul business sono evidenti e lo sono ancor di più in chiave prospettica. Inoltre, l’introduzione della voce (riconoscimento del parlato) costituisce un elemento di disruption e di innovazione non trascurabile sia sul fronte economico che della user experience ipotizzabile. Logico quindi ritenere quest’area di fondamentale rilevanza per chiunque sia interessato a proseguire nella costruzione di forti legami con i propri consumatori.
Allo stato attuale la relazione tra Google e Apple per la distribuzione e l’utilizzo delle mappe su dispositivi iOS è di tipo commerciale. I termini non sono noti, ma Apple incassa dollari da Google: questa una certezza. Il 1° giugno 2011 è stato lo steso Eric Schmidt ha commentare la notizia in occasione della nona edizione della conferenza AllThingsD. Quindi le voci di mercato su possibili variazioni della relazione tra le due aziende californiane attorno alle mappe non sono di oggi, ma risalgono a oltre un anno fa. Ora la domanda è un’altra: Apple è finalmente pronta per prospettare un proprio servizio in quest’area? La risposta forse già dalla WorldWide Developer Conference prevista da lunedì 11 giugno a San Francisco al Moscone Center.
Se effettivamente fossimo in prossimità di una separazione tra le due società, probabilmente progressiva e non completamente traumatica, è semplice prevedere la posta in palio: da un lato i rischi connessi a un cambio tecnologico e dall’altro una perdita economica e di relazione che potrebbe rallentare la crescita di Google nel segmento mobile, il futuro per qualsiasi azienda. E forse anche in questa prospettiva si inserisce l’acquisto di Motorola Mobility dell’agosto 2011. Le grandi sfide si preparano per tempo, come logico. La sensazione di chi sia posizionato meglio si rafforza però giorno dopo giorno.
Interessante analisi. Il consumatore finale è, fino ad ora, abbastanza estraneo a queste schermaglie e non credo ne comprenda il senso. Da utilizzatore Android, Apple e naturalmente Windows (es MSFT) le mappe sono viste come un’entità slegata dalla piattaforma e, sebbene riconoscibili come Google maps, sembrano essere quasi un patrimonio comune anziché aziendale.