La mia eredità digitale

Seattle 02-12-2015 - 0073Nessuna intenzione di smettere di essere attivo sul fronte digitale, sia a livello professionale che personale. E godendo di ottima salute al momento (dita incrociate), non sto prefigurando scenari con connotazioni fosche. Mi riferisco semplicemente alla non trascurabile quantità di materiale digitale che produco giornalmente e che assorbe una buona parte del mio tempo libero. Rimanendo solo in ambito fotografico, ho chiuso il 2014 con 26,691 scatti archiviati, apparentemente circa 600GB di spazio disco. Tutti capolavori e testimonianze di un genio creativo e artistico di rilevanza mondiale? Ovviamente no, nemmeno lontanamente. Di sicuro molti bei ricordi e diversi momenti del tempo trascorso in varie parti del mondo e in contesti differenti. Potenzialmente un valore affettivo per i membri del ristretto nucleo familiare oggi e ancor di più in prospettiva. Ogni tanto ci capita di rivedere una buona porzione di questo abbastanza voluminoso database comodamente rilassati sui divani di casa davanti allo schermo in veloce sequenza. Indubbiamente piacevole e ripetibile nel tempo.

Qualche utilità all’esterno della stretta cerchia familiare? Probabilmente non molto. Indirettamente ho catturato e testimoniato qualcosa di Londra, dell’Arizona, delle Hawaii e dei tanti altri posti dove sono stato nel 2014. Altrettanto vale per gli anni precedenti. Nessuna pretesa di aver comunque dato corpo a qualcosa di utile. Questa riflessione mi ha però portato a pormi una domanda più generale. Di sicuro non sono l’unico ad aver prodotto dei documenti digitali – foto, video, scritti, presentazioni, … – e sono certo che considerando ampi segmenti della popolazione, oltre a quantità ci sia indubbiamente anche qualità che sarebbe un peccato perdere. Questa la domanda quindi: cosa suggerire ai singoli per fare in modo che quanto prodotto risulti accessibile in futuro e, ancor prima, non venga in qualche modo perso? Esistono delle soluzioni per assicurarsi che venga estratto il valore che sicuramente risiede nella mole di documenti digitali prodotti coscientemente e a volte per caso come uno scatto fotografico? Cosa potremmo capire meglio del 2014 fra 50 anni facendo riferimento all’incredibile quantità di documentazione prodotta da ciascuno di noi?

Sono sempre stato sorpreso dall’apparente facilità con la quale l’umanità sia riuscita in passato a dimenticare quanto di buono, di tecnologico, di utile e di avanzato prodotto in un certo periodo storico. All’organizzazione dell’Impero Romano è seguito uno sfascio in gran parte all’incapacità di trattenere tutto quanto di positivo realizzato in precedenza. Ora ci troviamo in una condizione teoricamente opposta: ogni istante delle nostre esistenze è iper documentato e lo sarà sempre di più (tra l’altro, quante telecamere mi hanno ripreso questa mattina mentre andavo in palestra oltre a quelle presenti nel palazzo in cui vivo?). Personalmente sono quasi angosciato quanto sento di persone che non salvano le tante immagini scattate sul proprio telefono. Una logica “usa e getta” dei propri ricordi – anche quelli banali e del momento – mi sembra in totale contraddizione con il mondo in cui viviamo. Da capire cosa fare invece per assicurare continuità e utilità nel tempo a tutto quanto catturato e prodotto digitalmente. Non ho risposte o proposte al momento. Nel frattempo vado di backup.

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