La rivoluzione fotografica di Lytro

Sono senza parole. Forse anche perché sono un fotografo molto modesto, sebbene dotato di grande passione non sostenuta da tecnica adeguata. Lytro è un classico esempio di rivoluzione tecnologica che mina all’origine i fondamentali della fotografia, almeno per come la intendo io. Penso che la maggior parte possa essere d’accordo quando affermo che il maggiore problema per fotografi occasioni – anche quelli di smartphone per intenderci – sia la produzione di un’incredibile quantità di immagini fuori fuoco e quindi da gettare. Di conseguenza, il primo segreto per ottenere una foto “guardabile” consiste nell’assicurarsi che sia a fuoco per poi arrivare, per i più sofisticati, a considerare aspetti qualitativi al momento dello scatto ed eventualmente ritocchi in post produzione. Ma da una foto fuori fuoco non si ottiene nulla, salvo il rammarico di non aver immortalato un momento da ricordare.

La tecnologia Light Field Camera consente di rimuovere completamente il problema della messa a fuoco al momento dello scatto di una foto. Banalmente scattare una foto significa ora puntare l’obiettivo, scattare e basta. Il fatto che il necessario passaggio con le macchine fotografiche attuali di mettere a fuoco sia stato omesso nella mia descrizione non dipende in alcun modo da una velocità supersonica nel mettere a fuoco, evitando quindi che il fotografo di turno si debba occupare di questo passaggio. Semplicemente non serve mettere a fuoco. Punto. Le due immagini incluse in questo post sono in realtà lo stesso scatto. Esatto: lo stesso identico scatto. La differenza visiva tra le due “versioni” è consistente, ma si tratta soltanto della modalità scelta nel visualizzare il punto di focus nell’immagine al momento della sua visualizzazione. In altri termini, la foto contiene al suo interno un insieme di informazioni tali da consentire in fase di rendering – visualizzazione appunto – di determinare come si desideri trasferire il contenuto catturato al momento dello scatto. Le due varianti enfatizzano un punto di focus molto differente: rispettivamente primo piano sul fiore e sulla persona nello sfondo. Con le tecnologie tradizionali sarebbe stato necessario scattare due distinte foto. Con Light Field Camera questo non è più necessario perché l’immagine acquisita contiene al suo interno un numero pressoché infinito di prospettive e punti di focalizzazione.

Per ottenere simili immagini sono indispensabili sensori differenti da quelli che attualmente equipaggiano le DSLR in commercio, anche le più sofisticate e costose. Il sensore in questione prende il nome di light field sensor capace di catturare il colore, l’intensità e la direzione vettoriale dei raggi di luce al momento dello scatto. La differenza rispetto ai sensori tradizionali consiste appunto nel riuscire a catturare l’informazione direzionale della luce garantendo un rendering a posteriori che definirei modulare. Il risultato è … incredibile!

Questo articolo ha un commento

  1. Marco Russo

    Sono rimasto impressionato visitando il sito.
    Magari questa tecnologia non arriverà subito nel mondo professionale, magari ci vorrà tempo per arrivare alle risoluzioni che usano oggi, ma se penso ai milioni di smartphone che ci sono già oggi, nel momento in cui questa roba sarò disponibile dentro un telefonino verrà definitivamente eliminato il mercato consumer delle macchine fotografiche.
    Dando un’occhiata alla tesi da cui tutto parte, è interessante vedere come il supporto per questa ricerca sia stato finanziato anche da società private sponsorizzando un dottorato di ricerca (o qualcosa di simile), pubblicato nel 2006. In meno di 5 anni siamo vicini a un prodotto commerciale. Amazing…

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