È appena terminato il primo dibattito televisivo della storia negli UK. Contrapposti Gordon Brown leader Labour e Primo Ministro in carica, David Cameron dei Tories e favorito nei sondaggi fino a questa sera e Nick Clegg a capo dei Lib Deb, terzo incomodo rispetto al dualismo storico. Il dibattito è stato ospitato da ITV, prima rete commerciale inglese. Ne seguiranno altri due, una su Sky (satellite) e l’ultima su BBC1, la rete di stato. Oltre che attraverso la televisione, il dibattito – novanta minuti serrati e gestiti magistralmente dai duellanti e dal moderatore – era disponibile via Web su itv.com. Tutti i maggiori siti di informazione hanno offerto ai propri utenti di commentare in diretta le risposte dei tre politici, oltre a fornire instant polls basati sulle dinamiche della discussione nello studio di Granada TV da Manchester. Una copertura mediatica massiccia, pervasiva e su più mezzi.
Il primo confronto con le recenti elezioni regionali è inevitabile anche se impietoso per noi. Mentre in Italia vige la par condicio, concetto a me totalmente astratto che in pratica elimina dai media più popolari il confronto politico, in UK i media in toto abbracciano il confronto elettorale per fornire alla nazione uno strumento conveniente per comprendere meglio le alternative disponibili. L’evento è considerato come storico dai commentatori e dall’audience, valutazione che va considerata solo in tono positivo.
Ma la vera lezione di civiltà, maturità e statura politica è stata all’interno dello studio televisivo. Il format del confronto è stato concepito per trasferire rispetto nei confronti degli elettori e del pubblico in sala, forzare i contendenti a seguire le regole del dibattito e a garantire un ottimale impiego del tempo. Nonostante la presenza di un moderatore, le domande sono state formulate direttamente da un pubblico eterogeneo per età, religione, genere e razza. Il ritmo è stato incessante, intenso, ma allo stesso tempo pacato e praticamente senza alcuna sovrapposizione di voce (quasi un’orchestrazione) e senza i toni tipici da mercato del pesce delle trasmissioni di “approfondimento” tipiche delle reti televisive italiane. Il moderatore ha introdotto le domande del pubblico e assegnato con autorità e fermezza il tempo per le repliche ai tre contendenti. Anche in questo caso, anni luce di distanza dai nostri presentatori chiassosi e rissaioli. Ma la differenza l’hanno fatta i tre protagonisti. Prosa chiara, concisa, veloce e fluida, senza mai pause, titubanze e divagazioni nonostante l’evidente tensione dei primi minuti (Cameron aveva tutto da perdere, Brown poco da dimostrare, mentre di Clegg dirò dopo).
Le domande formulate dal pubblico hanno rappresentato un altro elemento di differenziazione rispetto agli scontri elettorali di memoria italica (ricordo un patetico Berlusconi – Prodi di qualche anno fa in tutti i suoi aspetti e contenuti) aggiungendo concretezza, naturalezza, spontaneità e credibilità al dibattito. Piacevole e interessante notare come i politici si chiamassero tra loro per nome di battesimo (da noi vige un ipocrita formalismo che impone il lei) e rispondessero alle domande citando per nome l’autore della stessa quasi a voler costruire una relazione diretta e personale. Spesso i contendenti si sono detti d’accordo con quanto detto dagli avversari politici (esattamente come accade tra i politici italiani!) e sono riusciti a controbattere le tesi altrui con toni pacati e rispettando i tempi a loro assegnati. Anche solo questo un segno di civiltà da apprezzare.
Prescindendo dai contenuti esposti, è risultato evidente come un format capace di preservare la forma evitando accuratamente occasioni di scontro diretto e di sovrapposizione tra i contendenti sia di per sé un elemento di valore e di utilità per i telespettatori. Sarà interessante vedere come evolveranno le tecniche di comunicazione dei tre nelle prossime due puntate sulla base dell’esperienza acquisita in questa prima tornata visto che oltre ai contenuti molto dipende dal body language e dalla capacità di trasferire credibilità e leadership. A Cameron il compito più difficile perché deve convincere di disporre del cosiddetto physique du role per aspirare al ruolo di Primo Ministro (per vostra informazione Gordon Brown è Primo Ministro per “proprietà ereditaria” visto che ha esautorato Tony Blair con un colpo di mano interno al partito Labour e non ha mai ricevuto il mandato direttamente dagli elettori).
Il vero vincitore è l’outsider Nick Clegg, favorito nel compito dal ruolo di underdog, ma anche capace di trasferire calma, concretezza, visione e di arricchire ogni suo intervento con esempi concreti e pratici di vita vissuta a dimostrazione di una campagna condotta sul territorio, a contatto con le persone e ricca di esperienze dirette. I polls condotti durante e dopo lo scontro televisivo hanno supportato con grande evidenza numerica questa sensazione emersa fin dalle prima battute. Difficile capire se questa preferenza si trasformerà in voti, ma a questa domanda la risposta la daranno gli elettori UK il prossimo 6 maggio.
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