Netbooks, Macs, iPhone e Tablet?

IMG_0120In questi ultimi dodici mesi il mercato dei PC ha risentito come ovvio degli effetti della crisi globale, ma allo stesso tempo ha evidenziato in modo consistente l’esplosione del nuovo segmento dei netbooks, soluzioni a basso costo e prodotti di dimensioni e peso contenuti. Non si tratta di un prodotto di per sé innovativo, quanto un’evoluzione dei NetPC ipotizzati una decina di anni fa. Diversamente da quell’utopistica visione per gli anni novanta mirata essenzialmente a screditare il ruolo di Microsoft quale fornitore di sistemi operativi, i netbooks sono a tutti gli effetti dei computer capaci di fornire buone prestazioni sia collegati che scollegati alla rete. Per molti produttori hardware si sono rilevati indispensabili per gestire una difficile situazione nelle vendite, limitando il temuto effetto di cannibalizzazione rispetto a prodotti più costosi a soli pochi punti percentuali. Le ripercussioni positivi si sono estese lungo tutta la catena del valore a partire da Intel che ha appena rivisto al rialzo le proprie stime di fatturato per la restante parte del 2009. In questo specifico momento di spinta attorno al Back-to-School, i netbooks sono presi in considerazione dagli studenti dei college USA come la soluzione ideale da portare in aula visto gli ingombri limitati, la facile connessione in rete e la praticità della soluzione.

Personalmente ho maturato negli ultimi tempi un approccio leggermente diverso. Da sempre PC-centrico e molto scettico sul valore dei telefoni come sostitutivi e/o integrativi rispetto a un laptop, mi sono progressivamente ricreduto grazie alle prestazioni offerte dall’iPhone integrato con il backend approntato da Apple (mi riferisco soprattutto a MobileMe) e ovviamente dalle interazioni con il mio MacBook Pro. Onestamente sono sorpreso da come un dispositivo così piccolo – mi riferisco soprattutto allo schermo – possa trasferire utilità e soddisfazione sia indoor che outdoor sebbene questo secondo scenario sia quello per il quale è stato concepito. e la consistenza delle prestazioni fornite un altro aspetto da non sottovalutare.

Negli ultimi trenta giorni ho soggiornato per diverso tempo in Inghilterra, Stati Uniti, Francia e Italia in varie località. indipendentemente da dove mi trovassi il tipo di esperienza che sono riuscito a estrarre dall’iPhone è sempre stato consistente e omogeneo senza alcuna penalizzazione di alcun genere con grande apprezzamento. Soprattutto negli USA ho avuto modo di vivere in uno scenario non sperimentato in precedenza: la presenza di WiFi estese su intere superfici urbane. Anche questo un concetto non nuovo – di reti wireless in ambito municipale si parla da almeno un decennio, ma la quasi totalità ha prodotto risultati inferiori alle aspettative penalizzate dagli elevati costi infrastrutturali – ma sperimentarlo dal vivo aggiunge sicuramente qualcosa. A Mountain View – territorio Google per intenderci – esiste la GoogleWiFi accessibile mediante il proprio account Gmail (tra l’altro, particolarmente inusuale che questo servizio non sia più in Beta solo da poche settimane e a quattro anni dal lancio al pubblico!) e nulla più: gironzolare per il centro della città guidato dalle mappe di Google sull’iPhone e interrogando il motore di ricerca per individuare il grocery store più vicino, farsi dare le indicazioni su come raggiungerlo e seguire i propri spostamenti sullo schermo una vera gallata. Ovviamente per un servizio simile sarei ampiamente disposto a pagare una quota mensile soprattutto se le prestazioni sono in linea con le aspettative.

Questo genere di esperienza addirittura amplificato per le dimensioni l’ho vissuta presso il Campus di Stanford University, una vera città per dimensioni, superficie, abitanti e anche reddito. Ovunque mi trovassi – indoor o sui campi da tennis del Taube Tennis Center (per chi ricorda, John McEnroe è passato di lì) ero sempre collegato in WiFi ad alta velocità – leggendo la posta, aggiornando il calendario, trasferendo le foto scattate sullo share ospitato in MobileMe, leggendo le notizie dai miei siti web preferiti e controllando l’andamento di Wall Street in tempo reale. Per quello che concerne il mio piccolo mondo di comunicazione e interazione con chi mi è vicino, veramente un’esperienza perfetta e gestita nel palmo della mano.

Ora i rumors negli USA ruotano attorno a un Tablet di prossima uscita e al quale sta lavorando maniacalmente Steve Jobs in persona. Prematuro fare speculazioni, ma abbastanza logico ritenere andrà a competere con il crescente numero di e-readers attualmente capeggiato da Kindle di Amazon.com e sicuramente i netbooks, almeno per quanto concerne la fascia di prezzo. Mi aspetto sia tutto schermo, completamente touch (più precisamente resistive touch screen come iPhone e iPod touch), collegato via wireless e con discrete funzionalità di computing oltre che un e-reader avanzato. Dicono prima di Natale. Manca poco come mi hanno già segnalato da alcuni giorni le mie bambine.

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