New York in ricostruzione permanente

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New York - 0406 - 04-28-2013A distanza di oltre sei mesi dall’uragano Sandy, la zona di Fulton Market continua a essere deserta, con tutti i negozi chiusi e le attrazioni di Pier 17 fortemente penalizzate. Ma è l’intero Financial District, Soho, Chelsea, Tribeca e altre zone cittadine a essere un cantiere a cielo aperto. Logico per a Ground Zero dove World Trade Zero è diventato proprio in questi giorni l’edificio più alto nell’emisfero occidentale, sono strade, palazzi, viadotti, rampe, ponti e quant’altro si possa immaginare al centro di un intensivo e quasi sistematico lavoro di ricostruzione che non si ferma nemmeno nei weekend. Difficile misurare la quantità di ponteggi per l’edilizia: non eccessivo stimare in decine e decine di miglia la lunghezza complessiva considerando che praticamente ogni blocco ne contiene uno o più. Curioso di vedere come sarà il landscape cittadino tra qualche mese ipotizzando che tutti questi lavori creeranno una panorama cittadino ancora più piacevole. Al 31 dicembre 2012 erano 8514 i cantieri aperti per i soli edifici con un incremento del 25% rispetto all’anno precedente. Tutto ciò è conseguenza della Local Law 11 una normativa cittadina relativa all’ispezione delle facciate degli edifici superiori ai 6 piani che deve avvenire regolarmente ogni 5 anni. L’aspetto perverso è che visti i costi di montaggio e smontaggio delle impalcature, soprattutto per palazzi molto vecchi si preferisce evitare di procedere a un continuo smontaggio e montaggio, facendo degli scaffoling un elemento strutturale del paesaggio cittadino. La parte più penalizzante riguarda le protezioni dei marciapiedi (sidewalk sheds) delle sorte di tunnel per proteggere i passanti. L’effetto sui punti vendita è quasi devastante perché l’impressione che si evince è di un cantiere generalizzato e che riguarda anche il livello stradale, inevitabilmente buio con la quasi certezza che tutto sia chiuso. A poco servono i banner esposti sugli scaffolding con la classica scritta We are Open. Spesso di vuole quasi un atto di coraggio per entrare in locali che dall’esterno danno l’idea di essere malmessi, non fosse altro per la polvere e il disordine che li avvolge.

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