Questo non è un post di tecnologia, né di media. Un racconto di un’esperienza personale.
Ieri sera ho cenato in compagnia di diversi altri commensali ascoltando per oltre un’ora il giornalista Oscar Giannino illustrare la situazione economica italiana. Esposizione molto piacevole, costellata di riferimenti numerici presentati in modo estremamente preciso, puntuale e con cognizione di causa. Un quadro oggettivo della condizione del paese penso, di sicuro un racconto in buona fede. Evito qualsiasi commento sulle probabilità di successo un piano di recupero per il paese: non credo nemmeno interessi.
Mentre sentivo parlare di spread, GDP, eurozone, dollari, materie prime, commodities e altro ancora, il pensiero si è dapprima trasferito sui campi da tennis e quindi sul diamante del baseball. Cosa mi ha spinto a collegare problematiche di finanza con questi due sport? Due espressioni credo poco note a molti: Golden Set e Perfect Game. Partiamo da questa seconda.
Perfect Game. Siamo nel baseball dove le partite durano 9 innings, salvo situazioni di parità che richiedono un’estensione. Ogni fase di gioco è caratterizzata dalla presenza in pedana di tre battitori che sfidano il pitcher per cercare di percorrere per intero il diamante in una sola tratta (home run) o frammentato con soste nelle basi. In questo caso si usa l’espressione “caricare le basi” proprio a indicare la presenta di uno o più battitori in qualcuna delle tre basi del diamante. Quindi, come minimo 3 x 9 = 27 battitori (magari le stesse persone) nell’arco di una partita si confrontano con il lanciatore della squadra avversaria, quello al centro del diamante per intenderci. Un Perfect Game consiste nell’eliminare tutti e i 27 i battitori senza mai permettere ad alcuno di loro di raggiungere nemmeno la prima base. In pratica la squadra in questione risulta sistematicamente bastonata in ciascun tentativo di caricare le basi e di fare punti. Quindi 27 up, 27 down. Se il lanciatore è sempre la stessa persona, un trionfo personale oltre che di team. È successo solo 23 volte nella storia del baseball professionistico americano, cioè in oltre 100 anni di confronti. L’ultima volta a opera di Felix Hernandez dei Seattle Mariners lo scorso 15 agosto 2012. Insomma, una rarità.
Golden Set. Vincere un set 6-0 è una chiara indicazione di dominanza e di controllo del gioco. Significa aver strappato il servizio tre volte all’avversario, lasciando pochi dubbi su chi sia il più forte in quel preciso istante. Un punteggio così severo potrebbe però nascondere un’altra verità. Games combattuti o addirittura estremamente combattuti, persi al 30 o anche ai vantaggi, Il tutto indipendentemente da chi ha servito. Esiste però un risolto più truce di un simile 6-0, ed è quanto viene definito come Golden Set. Il risultato sul tabellone è sempre quello, 6-0 appunto, ma la dinamica di gioco è fortemente mono direzionale visto che sottintende la conquista di 24 punti di fila. Quattro per game, il minimo indispensabile per aggiudicarsi un gioco: quindi 4 punti per 6 games = 24. In questo caso il 6-0 di cui sopra assume i connotati di una disfatta totale. Nella storia del tennis professionistico è successo solo 3 volte in assoluto, una per mano di un tennista e due nel settore femminile con Sara Errani infelice co-protagonista dall’altra parte della rete.
In entrambi i casi questi risultati vengono sempre ricordati come imprese eroiche, enfatizzando la figura dell’atleta che le ha portate a termine. Quello che è meno documentato, ma altrettanto ovvio, è lo stato mentale e la condizione dell’avversario – squadra o singolo individuo – che si trova schiacciato da un risultato così pesante, quasi devastante. A tutto c’è rimedio, ma di sicuro si tratta di manifestazioni di “massacro sportivo” che trasferisce una sensazione di impotenza e di impossibilità a sovvertire l’esito del confronto. Nel caso del baseball subire un Perfect Game implica automaticamente perdere l’incontro, nei tre casi del tennis i rispettivi match. Insomma, non c’è storia.
Quale il nesso con il racconto di Oscal Giannino?
Ciao Stefano,
ascolto Oscar Giannino ogni mattina; pur non scendendo nei dettagli, condivido la tua analisi sul modo di esporre fatti e teorie.
In merito alla tua domanda, premesso che mi incuriosisce il tuo pensiero, mi verrebbe da dire: “rispetto per l’avversario” (che poi, non è detto che sia il più debole, anche se perdente).
Voglio dire cioè che, in un momento storico particolarmente feroce, in cui la prevaricazione su tutti e tutto semba essere il leitmotiv, forse quello che manca è il rispetto di chi “perde” cioè chi sta peggio, di chi subisce (persona o comunita-stato che esso sia) da parte di chi “vince” ( correttamente o, spesso, scorrettamente).
Per allargare il discorso aggiungerei che, anche se non ce ne rendiamo ancora conto, la situazione in cui versa il nostro paese, che rende gli Italiani sicuramente non “vincenti”, espone tutti noi agli effetti del “massacro sportivo” di cui tu parli, calandoci in una situazione in cui si …..”trasferisce una sensazione di impotenza e di impossibilità a sovvertire l’esito del confronto”.
Se la mia analisi fosse vera, c’è da augurarsi di aver perso solo la partita, per il momento, e non il campionato!
Saluti.
Antonio
Che Oscar Giannino vi ha sconfitto 6-0. 6-0. 6-0 🙂
6 a 0? ma quando mai?!
http://www.youtube.com/watch?v=bSjpFdnfAtM