Prototipi di riviste online

La crisi degli ultimi diciotto mesi ha esercitato un impatto devastante sull’editoria, in particolare i settimanali e i periodici. In Italia l’evaporazione dei fatturati pubblicitari è stimato in €500M una cifra che difficilmente si materializzerà di nuovo anche qualora la crisi dovesse scomparire all’istante per magia. Veramente difficile trasferire sul web le strategie editoriali dei magazine per molti motivi tra cui la conversione nella periodicità, il taglio editoriale spesso improponibile, l’utilità e la rilevanza dei contenuti proposti rispetto a un mezzo di comunicazione mirato a soddisfare bisogni e domande specifiche.

Ancora più impegnativo l’esercizio relativo alla presentazione vera e propria del contenuto dato che il meccanismo sequenziale delle pagine è totalmente scardinato dalla logica dei link multipli presenti in una pagina Web. Diversi i tentativi portati avanti compreso la riproduzione delle riviste in un formato elettronico sfogliabile, in pratica riproducendo pagina per pagina partendo dall’originale cartaceo. Le e-magazine – così come è stato definito questo settore – hanno avuto un certo consenso e diffusione in Cina, ma di sicuro questa non è la strada da percorrere da parte degli editori per risultare piacevoli e interessanti a una popolazione di lettori sempre più digitali. La migrazione della rivista verso iPhone ha forse qualche vantaggio in più perché le dimensioni contenute dello schermo paradossalmente fanno del limite un pregio in termini di lettura e focalizzazione dell’attenzione.

In Germania quando lavoravo per Condé Nast abbiamo lanciato una sorta di nuovo formato online per le riviste adottando il paradigma dello scrolling orizzontale tipico della carta, ma praticamente contrario a ogni logica e buon senso su uno schermo di computer. Il risultato è a mio avviso piacevole (un esempio qui http://www.vanityfair.de/miki/bilder-der-woche.html) considerando anche che le “pagine” sono ovviamente dinamiche in tutti i sensi e il contenuto è attivabile con un semplice click. Ospitare contributi video e audio una logica evoluzione della pagina di questi prodotti, così come inframmezzare delle pagine di contenuto con pubblicità vere e proprie.

Il passo successivo la creazione di riviste totalmente concepite per il Web dove l’aspetto multimediale e l’interazione  anche a livello di manipolazione del menabò una delle tante funzionalità messe a disposizione del “lettore”. Decisamente meglio soluzioni di questo genere piuttosto che tentativi di ibridizzazione progressiva come il video print di Entertainment Weekly dell’agosto 2009 o la realtà aumentata di Esquire.

Questo articolo ha 4 commenti.

  1. Prof Daniele Pauletto

    E’ la rivoluzione del web che colpisce l’Informazione.
    L’Informazione si digitalizza sempre più
    lascia Gutenberg, la carta stampata, l’inchiostro, i libri a favore appunto del web.
    Sul web l’informazione lascia la forma testuale, si parla infatti di press divide, a
    favore dell’immagine e del video, youtube insegna, trasformandosi in infotaiment
    e subisce un drastico ridimensionamento/durata temporale.
    ciò spiega il progressivo spostamento della blogosefra (blogging)
    sull’ twittersfera (microblogging IM instant message)
    e i quotidiani, la carta stampata hanno aperto una vetrina sul web
    fingendo/sperando che tutto ciò non li riguardi
    ( vedi Newspapers debacle
    http://mentelab.wordpress.com/2009/11/29/newspapaers-debalce/ )

    Newspaper Died
    http://www.businessinsider.com/the-death-of-the-american-newspaper-2009-7

    e a writing Revolution
    http://seedmagazine.com/supplementary/a_writing_revolution/pelli_bigelow_sources.pdf

    l’informazione evolve in IpInformation diventando sempre più multitasking,
    multimediale, interattiva,nomadica …

    Prof Daniele Pauletto

  2. Stefano Maruzzi

    Concordo appieno. Incredibile quasi come ci sia chiarezza del problema all’esterno delle Media Companies e come al loro interno invece sia decisamente più complicato elaborare un piano d’azione in sintonia con il “common sense” generale.

    Grazie, Stefano

  3. Luciano Giustini

    Caro Stefano, scopro oggi il tuo blog e ti faccio in bocca al lupo.

    Dalla mia esperienza passata come editore (ho fondato la rivista Beta e l’agenzia IT News), e soprattutto da quel che sperimento come lettore e fruitore trovo del tutto inadatti questi formati.

    Il Web nasce e si legge in modo naturale, in senso verticale e mai in senso orizzontale. E la pubblicità deve essere non invasiva e ritagliata ai lati del testo, inframezzata, ma non dovrebbe mai interrompere la lettura (ad esempio gli odiosi interstitial). Il problema è che c’è, ad opera di chi si occupa di advertising classico, e di riviste offline, il reiterato tentativo di riportare il formato e la mentalità delle riviste cartacee sullo schermo. Questi tentativi a mio avviso sono destinati al fallimento. Il link che tu proponi ha avuto un tempo di caricamento da me di circa 2 minuti, e quando era arrivato tutto, ho subito cambiato aria: sembrava un videogioco. Vade retro.

    Il Web è innovazione: dunque va cambiato il modo di proporsi al pubblico. Se al telespettatore da fastidio la pubblicità che lo blocca dal visualizzare il suo programma, ci sarà un motivo. Se al navigatore online da molto fastidio il flash a tutto schermo che copre la visuale e va subito a cercare il modo per chiuderlo, ci sarà un motivo.
    Se alcuni siti tempo fa si chiamavano ironicamente “skip intro” ci sarà un motivo…

    Insomma, basta capire bene quali sono i desideri e le attese dei lettori, per fare buone riviste online (imho) senza imporre formati che ormai hanno fatto il loro tempo… 🙂

  4. Stefano Maruzzi

    Luciano,

    esercizio semplice in teoria, più difficile nella pratica. Nel frattempo conviene comunque sperimentare: qualcosa di buono prima o poi salterà fuori.

    Stefano

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