Quindi il 95% delle spese sostenute in acquisti avviene nel mondo reale, quello che viene definito come offline da una prospettiva Internet. Fosse una partita di tennis, qualcosa di assimilabile a un 6-0, 6-1 con il primo un Golden Set (24 punti vinti di fila). Insomma, no match.
Concentrarsi sul 95% un atteggiamento molto sensato e logico. Più sottile l’approccio seguito da diverse aziende che invece si pongono l’obiettivo di collegare le due componenti – offline e online – e trarre il meglio da entrambi i mondi. La tecnologia l’ingrediente magico che consente di fungere da elemento da ponte tra questi due mondi. È il caso, per esempio, dell’applicazione Swirl per iOS e ideale per iPhone, soluzione sviluppata da una software house di Boston, uno dei nuovi centri di innovazione negli USA insieme a New York. L’idea di fondo è molto semplice: prospettare a un potenziale acquirente di capi di abbigliamento offerte e promozioni disponibili presso oltre 200 brand nei rispettivi siti. Qualora il consumatore fosse interessato, l’applicazione è in grado di indicare dove si trovino i punti vendita fisici più vicini. quindi una combinazione tra una soluzione di presentazione e promozione di nuovi stili, prodotti e offerte per poi eventualmente trasformarsi in generatore di leads verso dei punti fisici della medesima catena.
La logica di fondo è ineccepibile, sensata e funziona alla perfezione negli USA dove tutti i maggiori brand del settore dispongono di un sito Web, condizione preliminare per poter attivare il circolo vizioso tra online e offline. Avere in un unico contenitore una sorta di shopping assistant che aiuta nel processo di acquisto è un plus apprezzato da molte donne. Concludere poi il tutto presso un punto vendita avendo già esplorato a fondo le offerte e il repertorio una comodità aggiuntiva.
Le innovazioni tecnologiche non si limitano ovviamente alla sola Swirl. I grossi retail come Walmart, Home Depot, Walgreens e Target hanno recentemente deciso di rendere disponibili in formato digitale le piantine dei propri punti vendita, accessibili attraverso apposite apps. Lo scopo è quello di semplificare l’individuazione dei prodotti in esposizione offrendo ai consumatori una sorta di motore di ricerca specializzato. Questi grandi spazi commerciali mettono a disposizione una wireless aperta al pubblico per poter usare l’applicazione dedicata al negozio. Non resta altro che eseguire delle semplici interrogazioni del tipo peanut butter per ricevere in risposta l’indicazione di dove si trovi fisicamente questo genere di merce sugli scaffali del punto vendita. Forse una banalità, ma i consumatori sembrano apprezzare questa nuova funzionalità. Dal momento del lancio avvenuto in maggio, il 15% del traffico sull’applicazione di Walmart avviene dall’interno die punti vendita. Inutile poi sottolineare come un uso frequente e ripetitivo di questo genere di applicazioni all’interno degli store apre opportunità per quanto riguarda la personalizzazione di eventuali offerte commerciali.
Produrre la propria lista di prodotti – proprio come propone Swril nell’ambito dell’abbigliamento – diventa il punto di partenza per arrivare a guidare i consumatori all’interno del punto vendita per svolgere nel minor tempo possibile i propri acquisti. Ma c’è ovviamente molto di più.