Scoop editoriali e paywall

Nella primavera del 2009 il gruppo editorial inglese Telegraph rivelò quello che è poi passato alla storia come lo scandalo dei rimborsi spese fasulli dei parlamentari inglesi. I giornalisti scoprirono che il contribuente britannico era stato ampiamente raggirato in molte occasioni dai propri rappresentanti che, con grandissima eleganza, si erano permessi di farsi rimborsare spese quali la baby sitter per i figli, mutui di case già di proprietà e molto altro ancora fino ad arrivare allo stagno per le paperette nella casa di campagna. Un vero scandalo scoppiato a inizio maggio 2009 e cavalcato con competenze e saggezza editoriale – notizie fornite in misura incrementale giorno dopo giorno e in esclusiva – da The Daily Telegraph. Il risultato concreto per il gruppo editoriale fu evidente e sottolineato da un aumento delle vendite in edicola. Tutte le notizie venivano scientemente riservate alla versione cartacea della testata, di fatto il medium ufficiale per la divulgazione dello scoop. Sul website del giornale le stesse notizie venivano pubblicate successivamente con l’evidente obiettivo di evitare una pericolosa cannibalizzazione. Il razionale di questa scelta molto semplice da svelare e da comprendere: allo stato attuale – sia 12 mesi fa che oggi – per un editore di giornali del contenuto premium offre maggiori opportunità di monetizzazione attraverso il prodotto tradizionale piuttosto che il web. Il tutto in due modi: aumento delle vendite in edicola e conseguente migliore monetizzazione della componente pubblicitaria.

In quei giorni molti si sono sentiti legittimati e motivati ad acquistare in edicola una copia de The Daily Telegraph producendo introiti aggiuntivi, come logico e sperimentato in passato in centinaia di occasioni. Un ottimo successo per la testata a ulteriore dimostrazione di come contenuto di qualità o esclusivo venga percepito come tale dai consumatori che si trasformano istantaneamente in acquirenti. Nulla di nuovo o di sorprendente in tutto ciò. Questa circostanza oltre a ribadire ancora una volta il ruolo secondario del web in una logica di monetizzazione – almeno per il momento – mi ha fatto riflettere su cosa potrebbe succedere in un prossimo futuro in presenza di maggiori paywalls o – ancora più in là nel tempo – nel momento in cui uno scoop come questo fosse nelle mani di una testata online. Come approfittare legittimamente di un simile scenario da una posizione di puro editore digitale? La domanda potrebbe essere rivolta a Paolo Madron di Lettera43, ma nel frattempo provo direttamente io a avventurarmi in qualche speculazione.

In un simile scenario credo rivaluterei la logica di abbonamenti giornalieri o anche dei micropagamenti. Niente di particolarmente sofisticato o ricercato. Anzi, l’applicazione pari-pari di quanto l’esperienza riportata in questo post ha insegnato nel passato recente nel landscape media UK. In un simile contesto di contenuto esclusivo e del tipo breaking news, ipotizzare un aumento delle vendite per l’interesse specifico sul tema da parte di lettori casuali è più che logico e legittimo. Quindi più che giustificata una strategia di pagamento a “dosi” anche se la modalità legata al tempo (il giorno) forse si applica meno bene ai contenuti su Internet. In uno scenario come quello riportato, una forma di abbonamento con crediti multipli consumabili nel tempo (e quindi gestiti sotto forma di micro-pagamenti) potrebbe risultare ancora più conveniente e accattivante considerando anche l’evoluzione nel tempo e quindi un consumo prolungato. Questo tipo di scenario risulta anche propedeutico per l’eventuale acquisizione di nuovi lettori che – una volta provato e apprezzato il prodotto – potrebbero convertirsi in clienti fedeli di lungo periodo.

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