Serve ancora la Gazzetta?

Gazzetta Formula 1Molti mi odieranno per il titolo. La Gazza è un’istituzione consolidata nel tempo, quasi un mito. Mai stato particolarmente attratto da titoli cubitali e approfondimenti poco stimolanti, chiedo comunque scusa per l’ecamotage concepito per catturare l’attenzione dei lettori. Le Media Companies tradizionali sono in grande difficoltà, condizione che sta emergendo in tutta la sua crudezza anche per le realtà italiane con frequenza e intensità sempre maggiore. La minaccia principale è il crollo verticale nella raccolta pubblicitaria associato a una disaffezione dei lettori per il prodotto cartaceo. A questi due elementi si aggiunge poi una strategia digitale che penalizza l’esperienza online per contenuti ridotti, spesso mal presentati e, a mio avviso, incapaci di trasferire la strategia e il posizionamento editoriale della testata. Troppo spesso l’interpretazione dell’online è stata declinata con photo galleries e video pensati solo ed esclusivamente per generare qualche click in più e allungare la permanenza sul sito di qualche secondo allo scopo di visualizzare qualche banner addizionale.

L’altra minaccia a cui faccio riferimento arriva da una fonte diversa, in passato un alleato degli editori: i detentori dei diritti di eventi sportivi. Queste realtà hanno velocemente realizzato che nell’era digitale si trovavano sedute su un’opportunità facile da cogliere e con non secondari benefici di tipo economico. Lo sfruttamento dei propri diritti per la produzione, divulgazione e commercializzazione dei contenuti in formato digitale è oggi una realtà sempre più frequente, diffusa e capace di generare un’esperienza vincente per i consumatori. Il circuito della Formula 1 oggi è a tutti gli effetti una Media Company digitale di prim’ordine per quanto concerne la qualità dell’informazione trasferita agli appassionati. È sufficiente visitare il sito www.formula1.com per farsi un’idea precisa di cosa intendo. Ancora una volta un giudizio strettamente personale, ma la completezza, la tempestività, la ricchezza e la chiarezza con cui vengono esposte le informazioni relative ai Gran Premi non ha confronto. E non potrebbe essere diversamente assolvendo quindi in parte le Media Companies: l’origine del dato è un altro e, nell’era digitale, la sua distribuzione anche in un formato arricchito richiede poco tempo per raggiungere milioni di appassionati in tutto il mondo. Lo stesso ragionamento vale per MLB – la lega del baseball USA – NFL e NBA oltre confine, ma anche PGA – golf – e ATP nel tennis. Più in generale, il fenomeno riguarda qualsiasi sport professionistico. La presenza di siti e di apps specializzate non fa altro che restringere ulteriormente lo spazio di manovra di Media Companies specializzate come quelle che operano in campo sportivo, rendendo le prospettive future sempre meno rosee, termine in questo caso particolarmente appropriato. Del contenuto editoriale presente nella foto relativa a Gazzetta.it, solo la main news dove compare la Lotus di Raikkonen è relativo alla giornata del 23 marzo, quella delle qualifiche ufficiali. Gli altri che si intravvedono sono del venerdì e del mercoledì precedenti. Il tutto a una decina di ore dalla conclusione delle prove. L’assenza di video – su formula1.com sono veramente spettacolari – e anche la ricca copertura televisiva fornita da Sky non fanno altro che restringere notevolmente lo spazio per un editore tradizionale anche nei media digitali. Immaginiamo poi sulla carta, supporto che per definizione ha qualche difficoltà a competere con immagini o video in HD. Facile prevedere che in prospettiva la quantità di contenuto digitale reso disponibile dai proprietari dei diritti non potrà che aumentare.

Queste emanazioni di contenuto da parte di leghe, circuiti professionistici e associazioni sportive manca forse della componente di commento tipica delle strutture editoriali tradizionali. Compensa però questa eventuale mancanza – anche in questo caso l’opinione dell’esperto non è certo una componente particolarmente attrattiva per quanto mi riguarda – con una strategia informativa basata sui dati, elemento storicamente assente nel DNA delle Media Companies.

Esistono “antidoti” o approcci alternativi per controbattere questo trend? La risposta è implicitamente contenuto nella logica de Il Giro d’Italia, manifestazione concepita e organizzata da Gazzetta. In questo caso l’editore è anche il “titolare” del prodotto rimuovendo il problema all’origine. Ma è evidente che non è sufficiente una sola iniziativa  per sostenere una strategia editoriale e un conto economico che deve essere forte 365 giorni all’anno. A mio avviso, poche chance in chiave prospettica. Analizzando anche segnali debolissimi come il consumo di news a bordo degli aerei, si comprende come la potenziale rimozione del divieto all’uso di dispositivi elettronici a bordo in fase di valutazione da parte della FCC rappresenti un ulteriore elemento che gioca contro la carta e anche contro espressioni digitali di limitata profondità e ricchezza.

Voglio però concludere con una specie di nota positiva, capace di garantire un minimo di respiro nel breve. Ultimo baluardo che garantisce ancora qualche prospettiva nel tempo, la barriera linguistica. Per una buona fetta della popolazione, disporre di contenuti in italiano un’esigenza. Ovviamente anche questa dimensione è destinata a sparire prossimamente come conseguenza di investimenti multi lingua sui contenuti e nuove tecnologie che renderanno le traduzioni automatiche affidabili e istantanee. Per il momento, almeno, i contenuti in inglese di Formula 1 scoraggiano alcuni potenziali lettori a tutto vantaggio del mercato nostrano. Ma è una speranza concreta a cui attaccarsi? Dubito fortemente.

Questo articolo ha un commento

  1. viktor

    Si, basta!!!! con la Gazzetta dgiitale!!!!
    evviva ESPN, superveloce su mobile

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