Lo scorso maggio mentre aspettavo il mio turno per parlare a un convegno di banking ho realizzato una banalità, forse una delle tante. Mi sono domandato quale fosse l’attività che esercito con maggiore intensità durante l’arco della giornata oltre a quelle biologiche vitali. D’impulso la risposta che mi sono dato è stata in qualche modo illuminante e convincente: usare software. Ho poi cercato di elaborare e di provare a sostanziare il tutto con qualche ragionamento e numero. Banalmente, ogni secondo passato davanti a un computer significa usare software. Stesso discorso per un cellulare o un tablet. Già considerando solo queste tre attività, la somma ammonta a molte ore nell’arco della giornata. Parecchie ore di software al giorno. Superficialmente mi sono ritenuto soddisfatto sia della domanda che della risposta, arrivando addirittura a ipotizzare il titolo per un prossimo libro: La Civiltà del Software.
Tra l’altro, questa riflessione nel suo complesso mi ha anche portato a constatare come l’utilizzo di software senza però avere un ruolo diretto nella creazione di nuovo software fosse in qualche modo un’incongruenza alla quale ho poi cercato di porre rimedio e di cui vi parlerò a breve.
Non posso certo definirmi uno sviluppatore software, sebbene in gioventù credo di aver raggiunto un buon livello di conoscenza di alcuni linguaggi di programmazione e, come conseguenza di ciò, di aver sviluppato un approccio mentale improntato alla soluzione di problemi e a una forte inclinazione per la caccia all’errore. Sono comunque convinto che quelle esperienze iniziali mi siano servite e anche a distanza di anni ne riscontro i benefici in un contesto tecnologico comunque completamente cambiato.
Non sono l’unico a pensarla in questo modo, fortunatamente. Hadi Partovi, ex collega in Microsoft e un vero imprenditore del software, ha costituito qualche tempo fa code.org con l’obiettivo di stimolare le nuove generazioni all’apprendimento delle tecniche di programmazione. Questo è stato un mio pallino anche in Google Italia dove – insieme al team marketing – abbiamo cercato di andare anche oltre a quanto ci venisse consentito per cercare di avvicinare le nuove generazioni alla scrittura di codice, soprattutto sulle nuove piattaforme mobili.
Code.org ha rilasciato un bel video per illustrare le esperienze di personaggi iconici nell’industria del software e per incentivare i giovani a intraprendere lo studio di linguaggi e ambienti di programmazione. A mio avviso dovrebbe essere una materia fondamentale in qualsiasi ordinamento scolastico a partire dai primissimi anni di scuola. Un investimento per i singoli e la collettività.
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