Non è ovviamente una questione cromatica, quanto di sostanza. La superficie sui cui si gioca il torneo Master 1000 di Madrid è di colore blu, tinta inusuale per un’argilla. In Florida è diffusissima da sempre la terra verde denominata Har-True. Assorbe molto bene l’acqua e restituisce l’agibilità ai campi spesso esposti a violenti scrosci in estate nel giro di pochi minuti. Inoltre è molto meno polverosa della terra rossa e, in qualche modo, più simile a un sintetico. Ora con l’evento di Madrid tutto il buzz ruota attorno alla terra blu.
Novak Djokovic and Rafael Nadal, rispettivamente #1 e #2 del ranking mondiale, sono usciti molto prima di quanto si aspettassero, entrambi maledicendo e gettando improperi e invettive sulla superficie a loro dire causa di tutti i problemi. Per Nadal addirittura un’uscita al terzo turno per mano del connazionale Verdasco. Stessa sorte per il serbo, fermato dal compagno di Davis Tipsarevic nei quarti. Quindi fuori le stelle, in entrambi i casi sconfitti da connazionali. Già questo non è piacevole per chi si sente giustamente un leader. Ancora più imbarazzante per Nadal che giocava in casa. Ad aggravare l’incavolatura di Nadal l’interruzione di 13 vittorie consecutive contro il connazionale e il fatto che nel terzo set sul 5-2 ha servito per il match. Da quel momento ha perso 5 games di fila, partita inclusa.
Ma come mai la terra blu genera così tante invettive da parte dei migliori tennisti al mondo? La risposta sembrerebbe semplice: diventa difficile difendersi. Di contro, chi possiede dei colpi vincenti – winners – è in grado di aggiudicarsi il punto molto più velocemente anche se opposto a giocatori di primo livello e super talentosi. Nel match vinto da Federer contro lo spagnolo Ferrer (6-4, 6-4), sui 46 punti giocati sul servizio dello svizzero, solo sei sono stati vinti dallo spagnolo. Ferrer è un “mastino”, uno capace di ritornare qualsiasi colpo e questa sua tenacia spesso gli ha consentito di vincere molti incontri. Ma non sulla terra blu che rende più lente le inversioni di marcia impattando direttamente sulle abilità di rimanere in gioco. Il tennis offensivo è sempre stato favorito a Madrid per la rarefazione dell’aria (circa 700m sul livello del mare), ma da quest’anno il blu ha aggiunto altra velocità, rendendolo – a detta di Federer – la superficie più veloce in assoluto del circuito.
Indipendentemente da tutto, è interessante notare come il cambio di superficie abbia suscitato commenti di ogni genere, ancora prima che il torneo iniziasse. Il fatto che Federer sia in finale legittima la scelta o, quantomeno, prova che le lamentele altri sono forse dettate più dal disappunto che da reali motivi tecnici. Per gli organizzatori un successo in comunicazione senza precedenti perché la terra blu non è passata inosservata nemmeno ai più distratti. Un winner in marketing e PR.
Adesso non mi resta altro che trovare un campo in blue clay!