Esistono diversi modi per far crescere un business: uno di questi è senza ombra di dubbio quello delle fusioni e acquisizioni o Mergers & Acquisitions (M&A). Nel 2008 le prime venti acquisizione per valore hanno superato i $132 miliardi di dollari complessivamente, registrando la maggior parte dei deals nel settore farmaceutico soggetto a una forte concentrazione a seguito di massicci investimenti sostenuti dai principali protagonisti. In ambito tecnologico recentemente (aprile 2009) Oracle ha acquistato SunMicrosystem dopo che per alcune settimane sembrava fosse stato raggiunto un accordo con IBM che ha poi deciso di ritirare l’offerta lasciando spazio all’azienda di Larry Ellison.
Lo scorso anno, invece, la proposta di acquisto di Yahoo! da parte di Microsoft per un valore oscillante tra $41 e $44 miliardi di dollari non si è materializzata per l’ostilità del management dell’azienda di Sunnyvale e la poca decisione di Steve Ballmer, CEO di Microsoft. In questo caso, è mia ferma convinzione che la strenua resistenza da parte di Jerry Yang sia stata in ultima battuta apprezzata da Microsoft quando si è resa conto delle problematiche connesse con un organico di 15,000 unità incrementali e molti altri aspetti sottovalutati prima di formulare il bid, tra l’altro ostile.
Secondo diversi studi condotti purtroppo con modalità e criteri non univoci, risulta che una percentuale variabile tra il 50% e l’80% delle acquisizioni sostenute non producano i risultati aspettati in termini di crescita della nuova organizzazione, di fatto trasformandosi in insuccessi, in alcuni casi anche macroscopici.
In queste ore l’inglese Cadbury – principalmente cioccolata (buonissima quella al latte con le nocciole e l’uva), ma anche bibite – ha rifiutato un’offerta non richiesta da parte del gigante alimentare Kraft per $16.73 miliardi di dollari ritenendola inadeguata. La mossa a sorpresa ha indotto Hershey Co. – altra azienda famosa negli USA per le sue barrette al cioccolato – a considerare una contro offerta. Lo spazio di manovra sembra però abbastanza limitato visto che Hershey Co. ha una capitalizzazione di mercato inferiore a quella di Cadbury (rispettivamente $8.7B e $12.7B sulla base degli ultimi valori di trattazione al NYSE e FTSE di Londra) e deve quindi individuare soluzioni “creative” se intende acquisire il solo business della cioccolata trasferendo ad altri il settore bevande e quello gomme da masticare attualmente nel portafoglio della casa inglese.
Difficile prevedere al momento come evolverà la situazione. Due le mie considerazioni in materia. In primo luogo, sarebbe fantastico assistere a un matrimonio dove cioccolata si fonde con altra cioccolata. Secondo, inaccettabile che una simile unione possa ricadere nelle statistiche negative di cui sopra: i consumatori non lo permetteranno mai. Soprattutto quelli tedeschi, belgi e svizzeri che dominano le classifiche nel consumo pro capite con oltre 10kg per persona per anno. Gli italiani, apparentemente, si assestano a meno della metà. Aggiungerei, inspiegabilmente!