Una soluzione molto creativa per risolvere velocemente i problemi di distanza di Microsoft dai consumatori potrebbe passare attraverso i libri, la musica e anche del buon caffè. È un’idea totalmente campata per aria, ma proprio per questo molto più credibile di altre. Questa la teoria emersa recentemente negli USA e che riprendo qui fornendo informazioni di background. Le premesse:
- Microsoft ha un’abbondante disponibilità di cassa e genera profitti per diversi miliardi ogni trimestre. I soldi non le mancano;
- La storia passate e recente di Microsoft è caratterizzata da investimenti miliardari spesso molto poco azzeccati, capaci di trasformarsi in colossali fallimenti. Advantage un esempio da $6B, ma non il solo;
- Grazie a una letargia prolungata, Microsoft è oggi un punto di riferimento nell’ambito della consumer electronics molto più sbiadito rispetto a soli pochi anni fa. E lo stesso sta succedendo anche nell’ambito del software, soprattutto nei sistemi operativi. Windows è sempre meno indispensabile e la sua presenza su dispositivi mobili estremamente contenuta;
- nell’ambito retail i timidi tentativi degli ultimi anni hanno portato alla costituzione di una quarantina di negozi in tutti gli USA, pochi, troppo pochi, per poter articolare una strategia di reale contatto e interazione con i consumatori;
- negli ultimi tempi ha stretto accordi con Nokia per la produzione di telefonini, ha realizzato una propria linea di computer innovativi sotto l’etichetta Surface. Non un grande successo, ma un significativo passaggio dal ruolo di produttore di software a quello di Hardware Manufacturer. Non poco per un’azienda che per molti anni si sera limitata a mouse e tastiere per poi passare alle console giochi. Adesso computer veri e propri in diretta concorrenza con i propri clienti quali Lenovo, Acer, Samsung, Dell, HP e molti altri;
- nel maggio 2012 Microsoft ha investito $605M in un’azienda di proprietà di Barnes & Noble acquisendone il 17.6%. Un investimento “semplice” viste per le disponibilità di Microsoft;
- la capitalizzazione di borsa di B&N è inferiore al miliardo di dollari e in costante calo da anni. Il settore dei libri fisici non è certo in espansione come dimostra il fallimento della seconda catena USA – Borders – risalente ormai a quasi due anni fa, il 2011. Futuro scricchiolante come per molti altri retailers.
Domanda legittima: chi è Barnes & Noble? È la catena di libri numero uno negli USA con 677 punti vendita attivi a fine gennaio 2013. Inoltre, B&N è l’azienda produttrice di Nook, un tablet con ambizioni di competere con iPad, Kindle e molti altri Android powered devices che ha riscontrato inizialmente un certo successo, meno negli ultimi tempi. Perché Microsoft abbia iniettato una buona dose di cash nell’anemico business di Nook non è chiarissimo, ma non impossibile formulare alcune ipotesi. Una di queste potrebbe consistere nell’assicurarsi una fonte più che autorevole per vendere ebook su Windows 8 e i tablet Surface. Inoltre, da sempre Microsoft ha cullato l’ambizione di installare il proprio software in settopbox di ogni genere, non riuscendoci mai. Potrebbe essere interessata ripetere l’esperimento a distanza di anni avendo come target degli ebook readers specializzati come sottoprodotto della loro attuale offerta di tablet.
677 punti vendita non sono pochi e sebbene in crisi, i locali B&N sono posizionati in aree di alto pedonaggio, ben strutturati e tenuti, frequentati da una clientela dal profilo variegato. Inoltre offrono nel complesso un’esperienza gradevole anche grazie alla presenza in molti di loro di uno Starbucks. L’aroma del caffè che si mischia al profumo della carta dei libri: decisamente piacevole anche per uno come me che non beve caffè e legge in digitale. Il problema al momento è trovare motivazioni per portare clienti in loco e giustificare quindi gli alti costi di gestione. Borders – la seconda catena – è tristemente fallita nel maggio 2011. Stesso posizionamento di B&N.
Sulla base dei dati di mercato attuali, un assegno di poco superiore al miliardo di dollari – stiamo parlando di noccioline visti i parametri finanziari di Microsoft – sarebbe sufficiente per acquisire il controllo dell’intera azienda, con grandissima soddisfazione degli attuali azionisti di B&N. Con molto meno – qualora non fosse strategico, conveniente e utile accollarsi un business nel complesso in difficoltà – Microsoft potrebbe garantirsi il diritto di sviluppare velocemente shops-in-shops dedicati ai propri prodotti. I costi sarebbero decisamente inferiori rispetto al complesso processo di individuare spazi adatti, configurarli e renderli dei punti vendita operativi in tutto e per tutto. Insomma, un percorso accelerato per aumentare visibilità, distribuzione e interazione diretta con potenziali clienti. Possibile rimanga solo un’idea e nulla più. Non sembra però così balzana.