Vi dico dei miei amici su Facebook

Spero di non mancare di rispetto a nessuno, ma da un po’ di tempo mi sto domandando sul comportamento del mio micro network di contatti (AKA amici) su Facebook. Pur essendo meno di 200, sono sempre più del numero medio indicato in 130. Queste cifre mi rassicurano sulla rappresentatività di questo raggruppamento di individui distribuiti in 3 continenti: Europa, Nord America e Asia. Il mio obiettivo è quello di cercare di classificare il comportamento dei miei buddies su Facebook basandomi in parte sull’osservazione di fatto, su dati di mercato, su ricerche e misurazioni varie al fine di avere una visione per quanto possibile esaustiva. Intanto segnalo questa animazione.

Inizio da una classificazione basata sulla frequenza di posting. L’osservazione mi ha portato a individuare tre macro gruppi:

  • gli iper attivi;
  • i regolari;
  • gli zombies.

Iper-attivi

La prima categoria – gli iper-attivi – si suddivide a sua volta in due sottogruppi: i monotematici e i generici. Parto dalla descrizione di questi secondi. Si tratta di individui che comunicano frequentemente, ovviamente, ma con una sistematica capacità di trasferire banalità di ogni genere. Direi che eccellono nel trasferire piccoli fatti di vita quotidiana incapaci per definizione di interessare o incuriosire salvo che in rare occasioni. Questo perché nella maggioranza dei casi comunicano stati d’animo negativi (“ascoltato musiche che mi hanno ulteriormente depresso”), messaggi criptici e incomprensibili (“adesso basta!”), citazioni visionarie (“volontà, determinazione e visione”), partecipano a tutti i test e opinion poll di questo mondo, a tutte le ore della giornata dimostrando di disporre di grandi quantità di tempo libero (o da buttare?), di grande curiosità e volontà di esprimere la propria opinione.
Gli iper-attivi/monotematici sono una vera spina nel fianco. Ciascuno di noi ne ha almeno una mezza dozzina all’interno dell propria cerchia. Abbracciano un tema con devozione totale e martellano incessantemente, tutto il giorno, 365 giorni all’anno generando un flusso insostenibile per volume e inutilità. Gli appassionati di animali, soprattutto cani e gatti, appartengono per diritto divino a questo gruppo. Postano a raffica, suscitando invidia solo per la capacità di produrre un numero infinito di referenze sul tema in questione. Personalmente ogni volta che mi collego accumulo una giusta dose di sensi di colpa visto che scarto a priori il suggerimento di adottare adorabili micini abbandonati, allargare il nucleo familiare mediante l’adozione di qualche randagio o altre azioni nobili nei confronti degli animali. Tutti suggerimenti encomiabili, incapaci di raggiungere l’effetto desiderato per molti motivi, compresa anche la maniacale ossessione con la quale vengono veicolati.
Ricadono indubbiamente sempre in questa categoria gli utenti delle applicazioni, una vera disgrazia per i poveri amici che si vedono sommersi di richieste di ogni genere, una iattura per chi non è interessato ai giochi. Il fenomeno è consistente, visto che secondo questa ricerca dello scorso anno, un utente su due gioca con le applicazioni, statistica che probabilmente potrebbe essere riletta affermando che tutti i core users di FB sono giocatori. Nella mia categorizzazione, si tratta sempre degli iper-attivi monotemetici. Questo – sempre secondo la ricerca appena citata – significa anche che la tanto millantata discrepanza tra TOL (Time OnLine) e investimenti media, è un’osservazione alquanto becera sebbene spesso sostenuta e sbandierata ai quattro venti. Apparentemente il 40% del tempo trascorso su FB è assorbito dai games. Molto bene per i produttori di questi giochi e forse anche per Facebook se monetizza sotto forma di crediti, sicuramente meno utile per chi spera di catturare l’attenzione di questi consumatori con messaggi pubblicitari tradizionali.
Sempre rimanendo nel campo dei fedelissimi, ho trovato interessante quest’altro studio che evidenzia i momenti della giornata di maggior utilizzo di Facebook (le 3:00pm, pieno orario lavorativo per le fasce maggiormente interessanti per scopi pubblicitari) e la superiore efficacia di conseguenza dei post mattutini rispetto a quelli pomeridiani.

Regolari

Anche in questo caso ho individuato due sottogruppi: gli ordinari e i visivi. La combinazione Regolare-ordinario incarna lo stereotipo dell’amico Facebook. Posta con una certa frequenza, a volte con commenti, a volte con foto e in altre occasioni fornendo link verso l’esterno. Da questo sottogruppo io personalmente traggo i vantaggi principali, anche dai messaggi più semplici visto che il loro contenuto è comunque in qualche modo informativo. Sapere che Paolo presenterà la prossima settimana a una conferenza a New York non mi cambia la vita, ma mi tiene aggiornato indirettamente su un’attività professionale con anche risvolti familiari visto che nel viaggio sarà accompagnato. Piacevole a sapersi e visto che il tempo necessario per “deglutire” questa informazione è minimo, il vantaggio è ridotto, ma esiste. Una bella immagine – come insegna il fotogiornalismo – ha un potere di comunicazione elevato, ancora una volta garantendo un buon risultato con un investimento in tempo e attenzione molto limitato.
Ancora più pregevoli – ma non succede sempre – i link verso documenti esterni quali video, presentazioni, articoli e ricerche. È proprio da questo segmento di utenti che estraggo valore entrando spesso in contatto con informazioni che altrimenti non avrei mai avuto modo di conoscere.
I regolari-visivi sono dei contributori sempre a delta positivo, sebbene di proporzioni minori. Come la tassonomia suggerisce, sono spesso caratterizzati da una verbosità ridotta o assente, lasciando all’immagine il compito di trasferire il messaggio. Non si impara molto da questo genere di contribuzione, ma vedere una meravigliosa impepata di cozze più suscitare un po’ di invidia, stimolare gli acquisti al supermercato o anche risvegliare ricordi. Altrettanto vale per il tramonto in una località esotica, i campi di sci e soggetti simili. In diverse occasioni mi capita di ricadere in questa categoria.

Zombies

Per omogeneità, ancora due sottocategorie: puri e ghosts. Uno zombie-puro è colui il cui ultimo post risale a sei mesi prima, tipicamente per ringraziare gli “amici” che si sono ricordati del suo compleanno. Non potevano sottrarsi da questa incombenza, salutano e ringraziano il network e ritornano in fase letargica per altri mesi. Diverse le motivazioni che portano a questo stato di pseudo ibernazione o di isolamento dagli “amici”. In molti casi non si tratta né della conseguenza di una vita sregolata e senza tempo libero né di un’avversione alla tecnologia. È piuttosto una scelta calcolata di abbandono del prodotto essenzialmente per disinteresse. Come suggerisce il nome, gli zombie/ghost sono misteriosi, di difficile identificazione e invisibili. Sono presenti, ma non lasciano tracce. Fanno frequentemente login al servizio. Leggono. Sfogliano. Controllano. Quasi mai lasciano tracce del loro passaggio. Vivono in una condizione di “trasparenza” assimilabile a un parassitismo da social network, utile a generare page view per Facebook, ma totalmente inattivi per quanto riguarda la fornitura di stimoli e spunti per gli altri.

Aliens

Ho aggiunto questo ulteriore elemento di classificazione adottando un criterio diverso dalla frequenza. In questo caso la segmentazione avviene per età. Secondo una recente analisi di Consumer Report, la bellezza di 7.5 milioni di utenti sono ragazzini pre-teen, cioè al di sotto dei 13 anni, limite minimo per poter creare un account su Facebook. Si tratta di una percentuale minima sulla popolazione globale del servizio (poco sopra l’1%), ma non credo sia questo il punto, quanto piuttosto le implicazioni associate alla presenza online di minori (bambini?) in un contesto dove i privacy settings sono molto “rilassati” per default. Gli aliens sono per definizione degli iper-attivi, elemento che complica ulteriormente questo punto.

Da ultimo, esistono anche gli scomparsi, gli amici effettivamente dipartiti per sempre. In questo caso mi fa piacere che siano ancora presenti nel mio network, anche se vedermi ricordare con grande precisione la ricorrenza del compleanno mi sembra quasi una beffa.

Questo articolo ha 6 commenti.

  1. Marco Russo

    Nella descrizione degli iper-attivi ho rivisto (dopo tanti anni, devo dire!) il vero, autentico e inimitabile stefanom ! 🙂

  2. Blimunda

    Temo di essere un’iperattiva generica, spero di essere almeno una regolare-ordinaria. Ottimo post, particolarmente utile per i link, stavo facendo ricerca sull’argomento e mi sono molto utili, grazie.

  3. David Papini

    Mi secca essere d’accordo col Russo, ma condivido 🙂 Brividi di altri tempi nel ricordare questo stile 🙂

  4. Silvano Coriani

    Non ho capito una mazza 🙂 chi era l’assassiono??? :):)

  5. Giorgio

    Salve Stefano, non si tratta di un commento al post
    semplicemente: sono il preside di una scuola superiore (paritaria e cattolica, x la precisione), ero interessato a “saggiare” le possibilità del notebook targato G e chromebook,.ma… trovare qualcosa in rete non è mica facile. Sperimentazioni, suggerimenti, ipotesi di prove-su-strada (in Italia, non altrove…): la mia scuola è a 2 passi da Scampia, eppure…
    A chi potrei rivolgermi, visto che dalla pagina dedicata al Chromebook… le risposte carine ed incoraggianti sono ovviamento reply automatici made by sede centrale di Google?
    🙂
    buon divertimento, comunque!
    Giorgio

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